venerdì 16 novembre 2018

#077 - Horizon









Il fatto che mi preme raccontare quest’oggi non è solo la vicenda di una meravigliosa fotocamera analogica di cui sono divenuto il fortunato possessore, ma anche e soprattutto di una storia che profuma di famiglia, di emozioni, di affetti, di lontananza.
Il 25 maggio scorso, di mattina presto che era ancora buio, sono salito per la prima volta sul Frecciarossa che da Perugia mi ha portato a Torino, via Milano, in poche ore.
L’obiettivo mio e di mia sorella che mi accompagnava, era quello di fare visita a nostro cugino Paolo che non vedevamo da più di dieci anni.
Certamente con i mezzi di comunicazione di oggi (telefono, skype, internet) le distanze si sono affievolite ed è più facile rimanere in contatto con le persone care che vivono lontano, ma niente può sostituire il calore di un abbraccio, la luce di uno sguardo, lo splendore di un sorriso vissuto “di persona personalmente” come direbbe il mitico Catarella sottoposto del Commissario Montalbano.
Il bello è che questo incontro è durato pochissimo, giusto poche ore perché a tardo pomeriggio abbiamo cambiato segno al nostro viaggio e siamo ripartiti da Torino per compiere l'esatto percorso dell'andata ma in senso inverso.
Avremmo certamente voluto trattenerci di più ma non è stato possibile per una serie di ragioni che non sto qui a riferire.
In quel pomeriggio mio cugino, quello che per Damiano è lo Zio Paolo di Torino, ha voluto farmi un bellissimo regalo che va di molto al di là del valore dell’oggetto, ma un pezzo di vita, di quando per motivi professionali, negli anni '70, aveva vissuto per diverso tempo in Russia.
Ed è proprio dalla Russia che proviene questa meraviglia della tecnica qual è la fotocamera panoramica Horizon.
Questo dono mi ha toccato nel cuore e allo stesso tempo mi ha inorgoglito tanto da considerarlo un sigillo, un vero e proprio premio alla mia lunga carriera di fotografo da strapazzo.
Avere oggi tra le mani questa fotocamera e poterla usare mi ricorda non solo Paolo e la sua attuale famiglia che saluto, ma la storia di generazioni di persone care a me vicine e che non ci sono più.
A volte un oggetto fa sì che si riapra automaticamente il cassetto dei ricordi e che faccia riaffiorare alla mente le storie, i volti, le voci, gli sguardi delle persone che ti hanno voluto bene.
È per questo che mi piace mettere via diverse cose che compongono nel tempo una specie di wunderkammer, una camera delle meraviglie dove è possibile rivivere attraverso gli oggetti gli accadimenti di una vita.
Ho usato questa macchina un paio di volte e mi è piaciuta l'accuratezza che precede lo scatto, come in una grande formato, mettere in bolla il treppiede e la macchina, controllare bene l'ampia inquadratura attraverso il lentino, misurare la luce e stabilire il tempo di posa, premere il pulsante di scatto e sentire il sibilo dell’obiettivo che ruota fino a compiere un giro di 140°.
Tra i diversi fotogrammi, ho scelto di mostrarvi quello che riproduce lo skyline della mia attuale città, visto dalla Torgianese, nei pressi del ponte sul fiume Chiascio.
È stato un onore usare questa fotocamera.
Grazie Paolo, grazie Horizon.


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