giovedì 31 dicembre 2015

#060 - Il tempo vola



Quello del tempo che passa è un vecchio tarlo che assilla la mia mente e quella di chi come me spesso si interroga su “cosa stiamo facendo”, “dove stiamo andando” e così via.
Nella mia piccola vita d’artista, se così posso definirmi, ho anche confezionato, era il 2010, un taccuino con disegni, foto e appunti che ho intitolato “Il tempo vola”, il cui unico destinatario era l’allora duenne Damiano Leoni.
Prendendo spunto da questo lavoro ci sono state successivamente altre occasioni dove questo tema è di nuovo emerso con l’esposizione di opere che ho intitolato, per l’appunto, “Tempus fugit”.
La sensazione è che si vada troppo in fretta, ma questa non è certamente una novità.
Appare evidente che se c’è un momento adatto per simili riflessioni è proprio quello dell’ultimo dell’anno che viene festeggiato con i migliori auspici e con rinnovata speranza che l’anno che verrà sia migliore di quello appena trascorso anche se personalmente mi accontenterei anche di un pareggio.
Nell’immaginario comune il ciclo del tempo è quasi sempre identificato con una ruota che gira inesorabilmente e che non perde mai un colpo ed ecco che l’anno in corso sta terminando la sua corsa per passare il testimone al 2016 nell’inarrestabile staffetta del conto del tempo che passa.
Nel 2015 sono entrato nel mio cinquantatreesimo anno di vita e come tutti gli anni il periodo che sto lasciandomi alle spalle mi ha riservato, alti e bassi, luci e ombre, gioie e dolori.
Il primo pensiero va ad un amico caro che quest’anno ha perso la vita in un tragico incidente stradale e che mi fa riflettere su quanto precaria sia la nostra permanenza su questo mondo.
Detto questo ci sono alcune cose buone del 2015 che meritano di essere ricordate.
La prima è che con il presente blog sono riuscito a superare le 10.850 visite per i 59 post precedenti a questo che complessivamente ho pubblicato a partire dal 5 febbraio 2013.
La seconda è che sono riuscito a stampare, grazie alla casa editrice Edizioni Era Nuova, il mio libro Umbria terra natìa a coronamento di un lavoro di indagine fatto fuori e dentro di me.
La terza è che ho cominciato a dipingere iniziando così ad esplorare un mondo che mi ha sempre affascinato e con il quale sapevo bene che prima o poi avrei dovuto fare i conti.
Per il resto mi auguro e auguro a tutti voi tanta serenità e un po’ di sana, vitale, sacrosanta lentezza.

Buon 2016.

giovedì 19 novembre 2015

#059 - La Biennale di Venezia

© foto di Maurizio Leoni

Non capitavo a Venezia dal lontano 1999, ci sono tornato da poco (6 e 7 novembre) per visitare insieme a mia moglie, il piccolo Damiano e altri cari amici, la Biennale 2015 che si chiuderà il 22 novembre.
Assistiti e benedetti da uno splendido sole simil primaverile abbiamo potuto godere in toto della creatività del genere umano e delle magnifiche attrazioni locali che rendono Venezia, senza dubbio, la più bella città del mondo.
Tornando alla Biennale, bisogna dire però, che per un ragazzo di provincia con il vizio della fotografia come me, essere catapultato in un mondo così largamente anticipatore, ha prodotto l’inevitabile conseguenza di far vacillare le mie già precarie convinzioni sul mondo dell’arte, fino a farmi retrocedere all’estrema considerazione su cosa fosse veramente arte e quale sia il suo profondo significato.
A tale proposito la prima cosa da fare sarebbe quella di consultare un vocabolario o un’enciclopedia, oppure tuffarsi nel mondo virtuale e interrogare i vari motori di ricerca al fine di scovare definizioni o pareri illustri di gente del calibro di Philippe d’Averio, Olivo Bonito Oliva, Flavio Caroli o Vittorio Sgarbi.
Ma siccome mi piace pensare con la mia testa ho intrapreso il meno facile sentiero della riflessione personale, ragionando sul fatto che anche gli Impressionisti nella seconda metà del XIX secolo furono criticati e attaccati dal mondo accademico parigino per il loro linguaggio visivo innovativo, tanto che la loro prima mostra fu allestita, non a caso, nello studio di un fotografo (Nadar) nel 1874.
Da utente inesperto quale sono e senza entrare nel merito di ogni singolo padiglione ho potuto vedere con i miei occhi opere fatte soprattutto di luci e liquidi colorati, effetti speciali, suoni strani, video, materiali riciclati e così via, insomma niente o quasi dell’arte “convenzionale” che prevalentemente siamo abituati ad ammirare nei musei, nelle gallerie o nelle collezioni.
Cosa ci vuole comunicare l’arte contemporanea e cosa la lega alla linea temporale dell’arte che siamo abituati a riconoscere come tale?
Mi è sembrato di capire che questo modo di esprimersi, sempre meno legato al canone estetico tradizionalmente inteso, sia sempre più analisi profonda del mondo, introspezione dell’essere uomo, immagine significante della società, denuncia, messaggio, comunicazione.
In definitiva viene quasi da pensare che niente è cambiato dai tempi delle prime pitture rupestri se non la forma, le tecniche e il modo di esprimersi in una società evoluta nel bene e nel male.
Un’arte usata come uno specchio che riflette l’animo umano e ci racconta del mondo che abbiamo creato o che abbiamo distrutto.
L’arte è pertanto come sempre portatrice sana di idee e di valori universalmente riconoscibili, è veicolo di messaggi e di verità, è espressione dell’uomo libero e senza confini di razza, di sesso, di religione, è un anticorpo ai mali della nostra società.
Niente di nuovo sotto il sole?
Forse è stata questa la lezione.

giovedì 29 ottobre 2015

#058 - Tullio Pericoli

Fotografia di Maurizio Leoni

Un po’ di tempo dopo l’ultima capatina a Bologna per vedere la mostra del grande fotografo Nino Migliori, sono tornato a Palazzo Fava per osservare da vicino le meravigliose opere di Tullio Pericoli, celebre e raffinato disegnatore, illustratore e pittore milanese di origini marchigiane.
Inutile soffermarmi sul fatto che questo evento espositivo intitolato “Sulla Terra” abbia fin da subito suscitato in me un fortissimo interesse sia per il tema trattato, quello del paesaggio, sia per il tipo di rappresentazione ricca di grafismi e di tinte che ammaliano lo sguardo, sia per la materia che sembra trapelare dalle tele o dai cartoni.
Per uno come me che vive di paesaggio e che vorrebbe passare dal mezzo fotografico alla tela, imbracciando invece che la reflex il pennello e la tavolozza, è stata un’esperienza forte che mi ha regalato belle sensazioni e mi ha riempito il cuore di grazia, ricordandomi i paesaggi marchigiani tanto simili per certi aspetti a quelli della mia amata Umbria.
Mentre sto scrivendo ho sottomano il catalogo bello ed elegante a cura di Elena Pontiggia e Graziano Campanini, edito da Skira (Ginevra-Milano) e realizzato con una carta accattivante anche al tatto.
Sfogliandolo è facile rendersi conto che per quanto ben realizzato esso non riesce a restituire pienamente la bellezza dei dipinti, che ovviamente anche se riprodotti in maniera professionale, un po’ appiattiscono senza riuscire a trasmettere le stesse emozioni che si vivono nell’osservare dal vivo le opere originali.
Nel vedere i quadri di Tullio Pericoli mi è saltato subito all’occhio il legame con le fotografie di Mario Giacomelli e non mi sono sorpreso più di tanto quando nella biografia del pittore ad un certo punto ho letto: Nel 2012 (…) i paesaggi dipinti da Pericoli entrano in relazione con quelli fotografati da Giacomelli nella mostra “Graffiature. I Paesaggi di Tullio Pericoli e Mario Giacomelli” alla Rocca Roverasca di Senigallia.
Che dire, la visita a questa mostra non solo mi ha ripagato del prezzo del biglietto, ma mi ha risarcito anche della cavalcata in solitario sulle dorsali dell’Appennino, con le solite deviazioni e scambi di corsie che si incontrano lungo della strada del “Verghereto” a seguito dei perenni lavori in corso.
Per fortuna verso Imola ci sono gli amici che mi aspettano a braccia aperte e come al solito si finisce sempre a tavola con i favolosi tortelli di zucca della signora Maria.
E domenica prossima si riparte, questa volta verso Roma, per ammirare altre bellissime mostre che la capitale ci offre, come ad esempio quella già segnalata di Olivo Barbieri al MAXXI.
Il motto del giorno potrebbe essere: la vita è una cosa meravigliosa e l’arte è la ciliegina sulla torta.
Saluti.


sabato 10 ottobre 2015

#057 - Gruppo Polaser


Quando nel 2005, grazie a Marcello Volpi (sempre lui), ho conosciuto Pino Valgimigli e gli altri amici del Gruppo Polaser, è stato per me un momento di rottura tra il fare fotografia in maniera convenzionale (FP4 da 36 e pedalare) e la scoperta di nuovi orizzonti artistici e culturali.
Non si trattava più di realizzare uno o una serie di scatti che raccontassero qualcosa o che meglio divenissero (nel mio caso) strumento di memoria personale o collettiva (vedere Umbria terra natìa), ma il poter usare la fotografia, quella istantanea in particolare, per andare oltre e creare vere e proprie opere d’arte.
Le cose che ho imparato nelle mie/nostre (con mia moglie Katia ed altri amici umbri) frequentazioni faentine mi hanno fatto crescere come uomo e come artista, nel caso lo fossi davvero, e sono forse state il vero ponte tra quello che ero e quel pittore che ambirei a diventare oggi (ho appena cominciato).
Una delle esperienze che ricordo con molto piacere è stata la performance "Pola-Air" (da una brillantissima idea di Andrea Drei e Claudio Bocchini) che ha avuto luogo all’alba del 9 settembre 2007 sul bagnasciuga di Valverde di Cesenatico quando dopo mesi di preparazione 37 fotografi fecero letteralmente volare via le proprie opere libere di andare dove volevano, scegliendosi il loro nuovo padrone, il mare.
Nel 2010, ad Imola, è stato celebrato il decennale dell’associazione con una grande mostra retrospettiva e contemporaneamente è stato stampato un bellissimo volume dal titolo "2000-2010, 10 anni di magia".
Oggi sono passati 10 anni da quando sono entrato nel gruppo e “sembra ieri”, come ha commentato Pino recentemente, e devo dire che se tanto ho guadagnato sotto il profilo culturale sviluppando progetti ambiziosi che hanno fatto il giro dell’Italia e d’Europa, ho ricevuto ancora di più sotto quello umano, intrecciando amicizie con persone speciali che si sono via via consolidate nel tempo, senza mai dimenticare chi purtroppo adesso non c’è più.
Oggi il Polaser è presieduto dal “perugino” Fabrizio Giulietti valente professore universitario ormai trapiantato a Forlì e sotto la sua guida abbiamo portato a termine progetti come “6 gradi di separazione a sviluppo immediato”, “Instant 900”, “Ex Libris” e “Spare Instants” che hanno riscosso un grande successo.
In futuro cercheremo di continuare il nostro percorso “creativo” con la stessa passione di sempre anche se orfani delle quasi insostituibili Polaroid … sarà una missione impossible?


domenica 6 settembre 2015

#056 - Parolamia di Giovanni Marrozzini


La bellezza salverà il mondo aveva affermato Dostoevskij e aveva proprio ragione.
Oggi mi sento di affermare che la bellezza non solo salverà il mondo ma si manifesta in mille modi diversi come ad esempio… arrivare per posta.
È esattamente quello che mi è successo nei giorni scorsi ricevendo un'elegante busta di cartone color paglierino contenente nell’ordine:
- un cartoncino nero di protezione;
- un cartoncino ruvido e chiaro con su scritto il titolo “Campo imperatore (AQ) 2011” e la didascalia/commento di Renata Ferri;
- la stampa fine art a cura di Lorenzo Lessi, la numerazione 39/40, il titolo e l’anno dell’opera scritto a mano e la firma dell’autore;
- il certificato di autenticità;
- un ultimo cartoncino con la scritta “parolamia” e abbastanza spesso da assicurare la perfetta conservazione degli elementi suddetti.
Insomma una meraviglia per gli occhi e per le mani.
Ma questo è niente se pensiamo al progetto di Giovanni Marrozzini e la straordinaria idea che ha avuto.
“Credo alla fotografia come mezzo per raccontare storie. Ho sempre avuto il desiderio che i racconti nati dalle mie immagini potessero tradursi in parole. Tra i tanti sogni che mi sostengono ce n’è uno, il più bello, che dà al lavoro che faccio un’energia speciale: tramandare ai miei figli un universo di storie che li aiuti ad orientarsi nella vita. Vorrei donare a Leone (6 anni) e Francesco (3 anni) una Biblioteca. Possiedo un grande archivio frutto di dieci anni di fotografia investiti in giro per il mondo. Quello che voglio fare ora è barattarle. Barattare racconti con racconti.
Per farlo, propongo lo scambio di tre libri (letteratura, antropologia, storia…) con una delle mie fotografie, ognuna accompagnata da una recensione scritta da una firma autorevole del mondo della fotografia o della letteratura”.

Non voglio aggiungere altro, non c’è bisogno di aggiungere altro.
Poter barattare libri con una bellissima fotografia d'autore per uno scopo così nobile è stata una fantastica esperienza... e voi cosa aspettate a partecipare?



domenica 9 agosto 2015

#055 - Olivo Barbieri

Immagine tratta dalla pagina facebook del MAXXI  - Museo nazionale delle arti del XXI secolo

Le buone notizie arrivano anche d’estate, nonostante il caldo, nonostante tutto.
Ed ecco che dal giornale di stamattina scopro una notizia vecchia, in quanto trattasi di una mostra aperta dal 29 maggio, ma per me fresca, anzi freschissima, in quanto fino ad ora sconosciuta.
Sto parlando della mostra “OLIVO BARBIERI. IMMAGINI 1978-2014” attualmente in scena al MAXXI di Roma fino al 15 novembre.
Appena appresa la notizia sono corso in soggiorno a cercare il magnifico libro che nella biblioteca di un fotografo non può mancare e che si intitola “OLIVO BARBIERI select works 1978-2010” edito da APM e curato da Luca Panaro.
Ho sfogliato lentamente le pagine di questo bellissimo libro e la decisione è presa in un istante.
Presto sarò a Roma a visitare questa magnifica mostra.
Chi viene con me?

sabato 18 luglio 2015

#054 - Il sale della terra


Mi piace la magia del grande schermo, dalle più moderne multisala ai più malridotti cinema di quartiere o di paese.
È vero, amo il cinema quasi quanto la fotografia, anche se negli ultimi anni ho perso la sana abitudine di recarmi ogni settimana nelle sale cinematografiche alla ricerca di film semisconosciuti, a volte lenti, a volte strani, ma sempre o quasi sempre bellissimi.
Sarà per pigrizia o per il fatto che un figlio piccolo ti fa cambiare la scala delle priorità, ma nonostante ciò non ho ceduto alle offerte commerciali delle televisioni a pagamento che offrono pacchetti con ogni tipo di assortimento.
La poltrona di casa non sarà mai come quella del cinema.
E poi per dirla alla Enzo Jannacci che c’aveva visto lungo in proposito, quando affermò che “La televisiun la g'ha na forsa de leun, la televisiun la g'ha paura de nisun, la televisiun la t'endormenta cume un cuiun”.
Tutto questo discorso per dirvi che tra i tanti film che volevo assolutamente vedere ce né uno che mi sono perso con sommo dispiacere.
Vi sto parlando de “Il sale della terra” che tutti i miei amici, fotografi e non, hanno già visto descrivendomene meraviglie.
Per fortuna a questo male c’è rimedio perché il 3 agosto sotto le stelle dei Giardini del Frontone a Perugia c’è in programma questo film, spettacolo unico ore 21:30 e prezzo unico 5 euro.
Per chi è in zona e non l’ha ancora visto è un appuntamento da non perdere.
Vi aspetto.



domenica 12 luglio 2015

#053 - Land Art

Spiral Jetty, dello scultore Robert Smithson

Image: Soren.harward at en.wikipedia - Trasferito da en.wikipedia su Commons.

Inauguriamo su questo blog la nuova etichetta "arte" con un affascinante esperienza artistica che ha molto a che fare con argomenti a noi molto cari come il territorio e il paesaggio.

La Land Art, nota anche come Earth Art (arte della terra) o arte ecologica, è una forma d'arte contemporanea che ha avuto origine negli U.S.A. nella seconda metà degli anni sessanta del secolo scorso ed è stata caratterizzata dall'intervento diretto dell'artista sul territorio naturale, specie in spazi incontaminati come vulcani, deserti, laghi salati, praterie e quanto altro. L'artista esce dallo spazio tradizionale della galleria o del museo e interviene direttamente sul paesaggio utilizzando il territorio come tela.
Il paesaggio, da sempre oggetto di rappresentazione, diviene così materiale artistico e occasione di recupero del rapporto dell’uomo con la natura.

Felice estate.

venerdì 3 luglio 2015

#052 - Niente di nuovo sotto il sole

foto di Damiano Leoni

Niente di nuovo sotto il sole.
Oggi è un venerdì come un altro, anzi no.
Non sopporto il caldo e quando questo si fa troppo intenso riduco le mie attività al minimo cercando di trascorrere il tempo libero leggendo qualche libro disteso sullo sdraio con vista Assisi.
Così beatamente posto sul terrazzo del mio appartamento di Bastia Umbra non è una rarità che qualche volta si avverta un leggero filo d’aria che mi faccia stare un po’ meglio in attesa che nelle ore notturne la temperatura scenda di qualche grado.
Oggi è una giornata di queste e quando mi capita, tra una riga e l’altra del libro che sto leggendo, penso alle cose fatte e quelle che mi piacerebbe fare e a tutte le cose belle o brutte di questo mondo.
Così rifletto sul fatto che ho finito di portare in giro il mio libricino e che anche la magia di questi momenti speciali di "fotografo ignorante prestato alla letteratura" hanno esaurito il loro corso.
La macchina fotografica è chiusa saldamente nello zaino e solo raramente la tiro fuori magari solo per fare le solite foto che una volta stampate andranno ad alimentare l’ennesimo album di famiglia (il quinto da quando è nato Damiano quasi sette anni fa) o al massimo verranno postate sul mio profilo facebook per catturare qualche mi piace di amici e parenti.
Anche se sono un fotografo della domenica ho gli hard disk pieni… e non solo quelli, sono a corto di idee, non ho progetti grandi o piccini, ho perso interesse e comincio a perdere colpi così che anche le pagine di questo blog ne risentono visti i post che diventano sempre più merce rara.
Eppure ho ancora tanto, tantissimo da imparare.
Mi interrogo sulla mia pigrizia nei confronti della fotografia e mi chiedo se dipenda da me oppure da un mondo che in questo momento ha poco o niente da dire nonostante i Guru effettivi o presunti che si incontrano in giro nelle piazze reali o virtuali che siano.
Le riviste mi annoiano, le mostre mi annoiano, le foto in genere mi annoiano e non trovo conforto né qui né altrove, né su internet ne sui libri patinati dei fotografi veri che mi piacevano tanto.
Per fortuna domani è sabato e non vedo l’ora di andare a Villa Urbani per la mia lezione settimanale di disegno e pittura.
Chissà che non si compia l’ennesima metamorfosi e che diventi oltre che fotografo e scrittore anche pittore della domenica, anzi del sabato mattina.
Mi piacerebbe un sacco, in fondo l’ho sempre sostenuto di essere un artista “tutto tondo” e il mio fisico sempre più XL ne è certamente la dimostrazione.

Namastè.

sabato 23 maggio 2015

#051 - Insegnare fotografia nelle scuole

© foto di Maurizio Leoni

Prendo spunto da una recentissima esperienza personale per affrontare su questo blog un tema importante e al quale tengo molto e cioè l’insegnamento della fotografia nelle scuole di ogni ordine e grado.
La cosa mi interessa più come padre di un quasi settenne che come cultore delle immagini fotografiche, nel caso davvero lo fossi.
Nell'epoca delle faccine che ridono o che piangono e che rimbalzano nei messaggi telefonici di grandi e piccini rimane abbastanza semplice far comprendere come le immagini comunicano assai più delle parole.
Quello che non si comprende è come mai nel mondo attuale, dove c’è un uso e un abuso delle informazioni fotografiche, la scuola non affronti in maniera esaustiva l’argomento dotando i ragazzi di strumenti tali da far capire loro come difendersi da un simile bombardamento mediatico.
Se è vero come è vero che la fotografia “mente”, perché i nostri ragazzi non devono scoprirlo fin da subito?
In meno di un secolo siamo passati dal vedere poche immagini in tutta una vita ad osservarne migliaia in un solo giorno senza comprenderne appieno il significato, ma subendone sicuramente gli influssi.
Michele Smargiassi, giornalista e blogger di Repubblica ha scritto un libro che tutti dovrebbero leggere dal titolo “Un’autentica bugia” e dal sottotitolo “La fotografia, il vero, il falso” edito da Contrasto nell'anno 2009.
Sulla quarta di copertina è citato Lewis Hine che afferma “La fotografia non sa mentire, ma i bugiardi sanno fotografare” e poi il Fotocrate continua “La fotografia ha sempre mentito perché non può fare altro, perché il processo di trasposizione della realtà in un’immagine bidimensionale glielo impone, perché la sua fabbricazione richiede una lunga catena di scelte, ognuna delle quali modifica la trama e il suo senso”.
Oggi tutti siamo fotografi e tutti viviamo di fotografie, ma nessuno si interroga sulla reale portata del fenomeno che tutti siamo abituati a subire passivamente.
Se la fotografia è un linguaggio perché non dovremmo imparare a decifrarne la struttura e percepirne i segreti fin da bambini?



sabato 25 aprile 2015

#050 - Umbria terra natìa



Dopo quasi due mesi dall'ultimo post che ho divulgato su IntraVedo torno baldanzosamente ad occuparmi delle pagine di questo blog festeggiando la cinquantesima presenza.
Nel frattempo tante cose sono successe, una addirittura memorabile, sono diventato l’autore di un libro di successo.
Umbria terra natìa di Maurizio Leoni, Edizioni Era Nuova, 2015 - ISBN 9788866620990
Questo è ovviamente solo la conclusione di un percorso lungo e accidentato che mi ha portato in maniera quasi inconsapevole alla pubblicazione di questo piccolo volume.
Non sono stati sufficienti infatti l’amore per questa terra, la passione per la fotografia, la voglia di raccontare e di mettersi in gioco per raggiungere questo ambizioso risultato, c’è voluto il folle amore di un padre per il suo piccolo figlio e una serie di pensieri e valori da voler tramandare per far scattare la molla di mettere in piazza me stesso nudo e crudo.
Ringrazio in ordine sparso: la mia famiglia, la casa editrice Edizioni Era Nuova, l’associazione Istanti - Fotografia e Cultura che ha patrocinato questa pubblicazione, gli amici Foscolo Agnessini, Simone Barni, Cecilia Bruschi, Giuseppe De Francesca, Vinicio Drappo, Vincenzo Migliorati e Marcello Volpi che mi hanno supportato e sopportato.
Un pensiero particolare anche all'amico Enzo Fratalia per il sostegno a distanza.
Ringrazio inoltre tutte le persone, istituzioni e associazioni che con la loro disponibilità mi hanno permesso di divulgare e far conoscere questa mia pubblicazione e sono grato fin da adesso a chi alla stessa maniera lo farà da oggi in avanti.
Adesso che sono anche uno scrittore, oltre che fotografo e artista della domenica, posso invecchiare in pace insieme a questo mio piccolo capolavoro.
Grazie a tutti, grazie davvero.

domenica 1 marzo 2015

#049 - Joe Oppedisano


Grazie all’ennesima iniziativa dell’associazione Istanti – Fotografia e Cultura presto avremo il privilegio di ospitare qui in Umbria una grande personalità dell’universo fotografico italiano ed internazionale.
In attesa di quel momento proviamo ad anticipare un po’ i tempi cercando di scoprire insieme chi è Joe Oppedisano, qual’è la sua storia e quali sono le cose che lo hanno reso celebre.
Per fare questo attingo a piene mani dal suo sostanzioso curriculum che Joe stesso mi ha autorizzato a pubblicare integralmente:
“Nato a Gioiosa Ionica (RC) nel 1954, a otto anni si trasferisce a New York con la famiglia.
Giovanissimo comincia a dedicarsi alla fotografia; nel 1971 si scrive al Queens College di New York e nel 1973 frequenta un corso di fotografia presso la stessa Università.
Nello stesso anno frequenta la School of Visual Arts di New York; contemporaneamente approfondisce la sua esperienza professionale lavorando come assistente per alcuni noti fotografi pubblicitari.
Nel 1976 avvia la sua carriera di free-lance; per l’Alitalia di New York compie un reportage di promozione turistica in Toscana e, nello stesso anno, svolge un sopralluogo in Friuli, dove realizza una seria fotografica sulle zone terremotate e sui senza tetto, lavoro pubblicato sul quotidiano americano Philadelphia Herald.
Nel 1979 è invitato dall'International Center of Photography di New York a “Venezia ’79 la fotografia”, dove è assistente di vari gruppi internazionale di lavoro.
Nel 1982 torna in Italia e si stabilisce a Milano: qui, oltre a svolgere reportage culturali per la rivista americana “Attenzione” in qualità di inviato, collabora con diversi agenzie e case editrici -Rizzoli, Mondadori-, realizzando servizi per riviste e numerose campagne pubblicitarie: tra queste per Adidas, Yomo, Pionier, Hitachi, Panasonic, Grundig, KodaK, Apple, Fiat, Alfa Romeo, Campari , R.A.S. American Express.
Parallelamente al lavoro commerciale svolge un’autonoma e continua sperimentazione sull’immagine, che lo spinge a indagare generi diversi, come il ritratto, il paesaggio, il nudo e ad approfondire anche aspetti tecnico- strumentali del mezzo fotografico.
Nasce così un linguaggio originale basato su un prolungamento del tempo reale di visione dell’immagine; una tecnica ottenuta da Oppedisano grazie a modifiche da lui studiate e messe in opera sulla sua macchina fotografica (per le sue caratteristiche unica al mondo) in grado di ottenere una fusione tra un fotogramma e un altro.
I risultati di tale incessante ricerca sono stati pubblicati su numerose riviste specializzate, e esposti a numerose mostre in Italia e all’estero.
Nel 1987 utilizza la grande Polaroid 50x60, di cui sono stati realizzati solo tre esemplari, realizzando una serie di immagini acquistate dalla Collezione Polaroid Internazionale.
Nel 1989, sempre con la Polaroid 50x60, riprende una galleria di ritratti, non solo di persone ma anche di animali e oggetti, dedicata al mondo del circo.
Nel 1990 esegue l’affascinante serie di personaggi in costume, realizzata in uno studio all’aperto in Piazza Duomo a Milano durante il Carnevale.
Nel 1991 ancora in collaborazione con la Polaroid, partecipa alla mostra in progress “Sviluppi non premeditati”, ordinata presso il palazzo delle Esposizioni di Roma, avviando in tale occasione anche un progetto centrato su musicisti e artisti di strada.
Nel 1994 continua questa ricerca con una mostra in progress a Ferrara durante il Buskers Festival.
Nel 1995 è invitato dal museo Alinari di Firenze alla mostra “Un Secolo di Ritratti in Italia 1895-1995” organizzata nell’ambito della Biennale di Venezia.
Nel 1997 gli viene commissionato dalla Imation 3M una sequenza di immagini di N.Y. con le macchine usa e getta, sequenza pubblicata dall’editore Federico Motta. Nel 1998 l’editore Federico Motta pubblica la sua ricerca, svolta nell’arco di oltre 10 anni, sui personaggi del circo. Dopo il successo del volume di “New York”.
Nel 1999 la Imation 3M commissiona un nuovo volume “On The Road” utilizzando le macchine usa e getta. L’editore Charta Pubblica il volume “Inner Self”, una nuova ricerca sul ritratto, nell’occasione della mostra alla galleria Lattuada di Milano.
Nel 2000 produce per Olivetti il Calendario usando la sua tecnica “Inner Self”.
Nel 2001 viene invitato all’Arte Fiera di Bologna per la performance “Mostra in Progress” dove realizza una seria di ritratti di vari artisti e personaggi del mondo del Arte.
Nel 2002 e invitato a esporre “Collages & Estensioni” alla Québec Art Fair (Canada).
Nel 2003 è invitato da Uliano Lucas e la Fondazione Mazzotta a partecipare alla “Grande collettiva il Bacio” e nel stesso periodo inaugura una sua Personale “Estensioni Musicali” al Museo Nazionale della Musica all’Havana, Cuba.
Nel 2004 Giulio Einaudi Editore pubblica tre sue immagini nel volume Storia d’Italia Annali n 20 “L’immagine Fotografica” nello stesso periodo è presente alla Biennale di Brescia con la sua mostra ormai storica “Il Circo”. Gli vieni assegnato il Trofeo Internazionale “Una vita per la fotografia”.
Nel 2005 inaugura la sua mostra “Unusual Portraits” a Ferrara, e invitato a partecipare alla Mostra collettiva “Maestri Fotografi” al Museo Peggy Guggenheim di Venezia, è invitato a tenere un corso di specializzazione di fotografia alla Università Cà Foscari di Venezia.
Nel 2006 espone “Unusual Portraits” al Festival di Fotografia di Gabbice Mare.
Nel 2007 e invitato a tenere un corso di fotografia all’Accademia di Belle Arte di Brera Milano.
Nel 2008 espone “Collages al Festival Internazionale” di Fotografia a Orvieto, e invitato a esporre alla Biennale di Fotografia di Alessandria.
Nel 2009 espone “Cina 1984 Polaroids” al Museo di Fotografia d’Autore nella Mostra la Magia della Polaroid.
Nel 2010 espone “De Construction” Castello di Corigliano Calabro.
Nel 2011 espone “De Constuction” Villa Mirra Cavriana e invitato nella collettiva “Arte a Mantova 2000-2010”.
Nel 2012 espone nella collettiva “Vedere Meglio” Museo dell’Occhiale.
Pieve di Cadore- Belluno.
Nel 2013 espone al MIA Milano, Galleria Wave Brescia, Nella Collettiva Time 3 Oci di Venezia.
Nel 2014 espone nella Collettiva “Slow Photo” Art Fiera di Bologna.
In questo periodo tiene un corso di fotografia all’ISIA di Urbino nel biennio di specializzazione.
Vive Tra New York e l’Italia.”

Cosa aggiungere in più?
Un saluto alla maniera di Joe… Cheers.

Link:
http://www.jeymeg.com/the-original-joe-oppedisano/

mercoledì 18 febbraio 2015

#048 - Italia Metafisica di George Tatge


Sulla pagina Facebook della splendida Villa Bardini è scritto che la stessa villa seicentesca è un luogo fatto di arte, natura, moda, cultura, divertimento e musica. Vieni a passeggiare per i vialetti del nostro giardino, fatti stupire dal panorama, osserva la straordinaria collezione di moda, partecipa agli eventi... ti aspettiamo.
E quale migliore momento per visitare questo Museo d’Arte se non l’ultima mostra del maestro fotografo George Tatge che prenderà il via il 22 febbraio prossimo e che si intitolerà Italia metafisica?
Da non sottovalutare che per l’occasione la visita all’esposizione è gratuita col pagamento, a prezzo ridotto, del solo ingresso alla villa dove sono visitabili anche i musei Annigoni e Capucci nonché la terrazza panoramica.
L’evento, promosso dalla Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron con il patrocinio del Comune di Firenze e la collaborazione del Consiglio Regionale della Toscana, nell’ambito della Festa della Toscana e di BassmArt, è dedicato alle tracce dell’operare umano sul territorio, alle sue realizzazioni con tutti i significati sociali, industriali e religiosi che le connotano.
La mostra che presenta frammenti di una realtà caratterizzata da giustapposizioni bizzarre e surreali è curata da Diego Mormorio e sarà presente per un mese presso questa prestigiosa sede fiorentina per poi trasferirsi in differenti sedi espositive di altre città.
Le 66 opere esposte sono accompagnate da un libro pubblicato da Contrasto, con testi dello stesso Mormorio e Carlo Sisi.
Tale pubblicazione di sicuro valore non può assolutamente mancare nella mia e nella vostra biblioteca.
Io vado il 15 marzo… chi viene con me?

Altri Link:

venerdì 9 gennaio 2015

#047 - Istanti - Fotografia e Cultura

I membri del direttivo

Sappiamo bene il ruolo che hanno avuto i circoli fotografici nel secolo scorso e quale importante contributo siano stati capaci di apportare in termini di evoluzione della cultura fotografica.
Alcuni di questi come la Bussola istituita a Milano nel 1947, la Gondola di Venezia nata nel 1948 o il MISA di Senigallia fondato nel 1954, hanno scritto pagine memorabili sfornando autori che hanno fatto la storia della fotografia italiana.
Ma quale significato ha nel mondo di internet e dei social network come quello di oggi dare vita o appartenere ad un’associazione fotografica?
Come spesso succede ad una domanda come questa non sempre è possibile dare una risposta univoca perché molto dipende dai punti di vista.
Al giorno d’oggi dove il ruolo stesso della fotografia sembra essere messo in discussione, se non addirittura superato, a noi di Istanti ci piace dichiarare che fotografiamo per “legittima difesa” facendo propria un’affermazione del presidente Vinicio Drappo.
Ma facciamo un passo indietro.
L’associazione Istanti – Fotografia e Cultura viene fondata il 26 novembre del 2006 da uno sparuto gruppo di fotografi del quale ho l’onore di far parte.
Lo statuto dell’associazione, che non ha fini di lucro, recita all'art. 2 che l’associazione stessa “ha lo scopo di promuovere la fotografia come mezzo di espressione artistica”.
In effetti le finalità del gruppo erano quelle di costituire un’associazione che rispondesse ad una domanda sempre più crescente di cultura fotografica in Umbria e non solo.
Dopo quasi dieci anni di attività possiamo affermare, se non di aver centrato l’obiettivo, di esserci andati almeno abbastanza vicino.
Il pensiero che ci accomuna è quello della consapevolezza che la fotografia è ricerca, comunicazione e linguaggio e non solo attrezzatura e photoshop; insomma è uno strumento per esprimersi e per manifestarsi e non per apparire e compiacersi.
È la persona che fa il fotografo e non viceversa.
Convinti che la conoscenza sia alla base di tutto perché “fotografiamo quello che siamo e siamo quello che conosciamo” abbiamo intrapreso un percorso culturale che ci ha portato ad incontrare critici e fotografi di valore assoluto.
Questa è la strada che ci siamo scelti, che è fatta, e non è secondario, anche di amicizia e condivisione, di rispetto per il proprio percorso e per quello degli altri e fino adesso ha funzionato.
I membri del direttivo nella foto in alto sono da sinistra verso destra:
Vincenzo Migliorati, Luciana Ciuffini, Sebastiano Giuffrida, Giuseppe De Francesca,
Nadia Cianelli, Vinicio Drappo, Marco Polticchia, Maurizio Leoni,
Tiziana Nanni, Luca Tabarrini e Claudia Ioan, mentre l’associazione tutta conta attualmente oltre 70 iscritti.
Dal 2006 ad oggi abbiamo inoltre attribuito il titolo di socio onorario a tre personalità “meritevoli per il loro impegno e capacità nel campo delle arti fotografiche”, che sono Enzo Fratalia di Cammarata (AG), Marcello Volpi di Città di Castello (PG) e Marcello Sparaventi di Fano (PU).
Come disse Man Ray: “Di sicuro, ci sarà sempre chi guarderà solo la tecnica e si chiederà come, mentre altri di natura più curiosa si chiederanno perché”.
Felice Anno Nuovo.

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