sabato 20 dicembre 2014

#046 - Viaggio in un paesaggio terrestre



Penso che a volte per leggere un libro bisogna aspettare un momento preciso, cioè attendere fino a quando non si è pronti ad accoglierlo e farlo proprio.
Questo mi è successo con Viaggio in un paesaggio terrestre di Vittore Fossati e Giorgio Messori acquistato il 16 aprile 2013 e che solo oggi, non so bene perché, sono riuscito a leggere compiutamente ed apprezzare appieno.
Senz'altro non riuscirò a restituire con le parole le emozioni che ho provato nel leggere questo libro composto da immagini e narrazioni, ma posso sicuramente affermare che nel momento stesso in cui sono riuscito a calarmi in esso mi è sembrato subito tutto familiare, fino a provare un sentimento di amicizia nei confronti di coloro che questo libro lo hanno pensato, scritto, prodotto, realizzato.
Vittore Fossati è un fotografo che vorrei senz'altro incontrare tanto mi affascina il suo lavoro e la sua persona per quel poco che sono riuscito a intercettare su di lui nei moderni mezzi di comunicazione.
Lo stesso discorso vale per Giorgio Messori che non conoscevo affatto ma che attraverso questo libro ho imparato ad amare ed apprezzare, salvo poi apprendere con grande tristezza che non è più tra noi a causa di una malattia che lo ha portato via prematuramente nel 2006.
Tornando al libro, Viaggio in un paesaggio terrestre è per l’appunto un “viaggio” che i due amici, l’uno fotografo e l’altro scrittore intraprendono al fine di realizzare un libro illustrato sul paesaggio partendo da un luogo dell’Appennino reggiano fino “a cercare di ritrovare luoghi descritti da poeti e pittori che avevano messo il paesaggio, e l’arte di rappresentarlo, in un punto vitale della loro opera e dei loro pensieri”.
Questo testo, qualora ce ne fosse bisogno, rappresenta uno splendido esempio di come la fotografia e la scrittura possono convivere benissimo all’interno dello stesso contenitore e come gli stessi autori affermano “Abbiamo anche sempre tenuto conto che il libro era un progetto comune che doveva travalicare le rispettive competenze, il fatto che uno scrivesse e l’altro fotografasse. Perciò non sarebbe nemmeno giusto distinguere due autori, perché molte cose scritte nascono dal fotografo, e alcune inquadrature sono state suggerite dallo scrittore”.
Buon Natale.

Link:

lunedì 8 dicembre 2014

#045 - Walker Evans


Uno degli assoluti protagonisti della stagione contrassegnata dall’esperienza della Farm Security Administration (FSA) è stato sicuramente Walker Evans (1903-1975) che con la sua opera non solo ci ha lasciato un patrimonio inestimabile di documenti fotografici di grande valore ma ha influenzato con il suo linguaggio il modo di fotografare delle successive generazioni di fotografi in tutto il mondo.
In Italia le fotografie di Walker Evans oltre che plasmare i fotografi del tempo, suggestionarono gli autori del cinema neorealista e più tardi ispirarono persino il geniale lavoro di Luigi Ghirri.
Evans fu un pioniere della “straight photography” mettendo al primo posto la realtà, servendosi del moderno mezzo fotografico come strumento di verità e di testimonianza.
Scrive Roberta Valtorta a pag. 114 del suo libro “Il pensiero dei fotografi – Un percorso nella storia della fotografia dalle origini a oggi” edito da Bruno Mondatori (collana Campus) nel 2008, ricerca iconografica a cura di Giovanna Calvenzi ISBN 9788861592483:
L’America viva, vera, tra l’industrializzazione e un passato agricolo, è invece il grande tema sul quale lavora, a partire dagli anni Trenta, Walker Evans, l’indiscusso maestro della fotografia documentaria. La sua fotografia diretta mostra l’ambiente contadino, la provincia, le periferie urbane, le architetture industriali, le pubblicità, le strade e distributori di benzina, i pali della luce e la segnaletica stradale, le automobili, i segni del cambiamento capitalistico di una civiltà che si avvia verso un benessere carico di contraddizioni, solitudini, malinconie.
Ci vuole poco a capire che il grande maestro americano è il padre della maggior parte delle fotografie che ancora oggi vediamo e ammiriamo nelle gallerie, nei musei, nelle riviste, sui libri, in internet e anche (con devozione e rispetto) nelle nostre ricerche.
Il libro che ho in casa è un testo in inglese di 368 pagine dal titolo Walker Evans - The Hungry Eye di John T. Hill e Gilles Mora edito da Thames & Hudson del 2004 ISBN 9780500285299 con 470 illustrazioni di cui 25 a colori e di piccole dimensioni 201 x 162 x 21 mm.
Spero quanto prima di poterne acquistare di nuovi (o usati) con immagini più grandi, magari in italiano.

domenica 23 novembre 2014

#044 - Maurizio Biancarelli

La copertina del nuovo libro di Maurizio Biancarelli

Anche la nostra Umbria è capace di esprimere delle eccellenze nel mondo della fotografia.

È il caso di Maurizio Biancarelli fotografo naturalista eugubino che con il suo lavoro ha conquistato nel suo campo la ribalta nazionale e internazionale.

Un’occasione da non perdere sarà quella di Sabato 6 dicembre, ore 17:00, quando nella magnifica Sala Trecentesca del Palazzo Comunale di Gubbio, l’autore presenterà un nuovo libro intitolato “Racconti d’inverno”.

Ma chi è Maurizio Biancarelli?


Maurizio Biancarelli è un fotografo naturalista professionista, collabora con le
maggiori riviste del settore sia italiane che estere quali BBC Wildlife, NaturFoto,
National Geographic Italia, Bell’Italia, Bell’Europa, Terre Sauvage, Touring.
Ha pubblicato quattro volumi fotografici sulla natura dell’Umbria su commissione del
Ministero dell’Ambiente e della Regione Umbria e ha contribuito con proprie immagini
a molti altri, italiani ed esteri.
Ha esposto le sue fotografie in diverse sedi prestigiose in Europa e le sue immagini
sono regolarmente pubblicate a livello internazionale.
È stato invitato a partecipare con proprie proiezioni ai festival naturalistici più
importanti in Germania, Belgio, Francia e Inghilterra.
Ha fatto parte della squadra di fotografi che hanno partecipato al grande progetto Wild Wonders of Europe.
Attualmente partecipa all’importante progetto L'Altroversante, interamente dedicato
al paesaggio italiano.

Cosa contiene il suo nuovo volume Racconti d’inverno?

La fanno da padrone fotografie di paesaggi e di animali liberi e selvaggi scattate nell’arco di cinque
inverni nell’Appennino e nelle lontane terre del Nord.
Negli incontri, qualche volta eccezionali, avuti dal fotografo con questi
protagonisti, si narrano le emozioni, i momenti di intimità, gli sguardi che hanno legato in
maniera profonda un uomo alle creature selvagge e al mondo con loro condiviso.
La stagione invernale viene vissuta da Maurizio Biancarelli come un’esperienza
intensa e una grande opportunità fotografica.
Nel libro sono raccolti i risultati del suo lavoro, svolto nell’arco di diversi anni,
in luoghi e aree molto distanti tra loro: dall’Appennino dove vive fino ai paesi del
Nord, come Norvegia, Finlandia, Svezia e Canada.
Nelle immagini paesaggi e storie di animali liberi e selvatici fotografati nel loro
ambiente: vere e proprie icone della natura incontaminata come lupo, orso polare,
civetta delle nevi, così come altre più comuni, senza distinzione.

Complimenti Maurizio, ci vediamo senz'altro il 6 dicembre a Gubbio.

info:
Il libro "Racconti d'inverno" di Maurizio Biancarelli potrà essere acquistato direttamente il giorno della presentazione.
Dal mese di dicembre sarà possibile aquistarlo on-line sul sito dell'autore o tramite ordinazione via e-mail all'indirizzo info@mauriziobiancarelli.net.
Il costo del volume è di 29,00 euro.


lunedì 3 novembre 2014

#043 - Concorso "L'Umbria e i suoi paesaggi nella memoria storica"

fotografia di Maurizio Leoni

Il paesaggio e il territorio sono stati le principali tematiche che hanno animato finora e animeranno in futuro le pagine di questo blog.
A tale proposito è bene ricordare che già nel precedente post #014 del 6 luglio 2013 avevamo affrontato il tema fondamentale per noi e cioè “La Fotografia del territorio”, che è stato uno dei più visitati dal nostro pubblico.
Sulla stessa linea di quanto allora argomentato mi sembra interessante sottolineare che la Regione Umbria insieme a tutte le altre istituzioni sono sempre impegnate nel difendere quel patrimonio storico, culturale, sociale ed economico che è il nostro territorio e il nostro paesaggio.
È infatti in corso di formazione e approvazione per il territorio umbro il Piano Paesaggistico Regionale che come si legge nel sito della Regione Umbria rappresenta lo strumento unico di pianificazione paesaggistica del territorio regionale che mira a governare le trasformazioni del territorio al fine di mantenere i caratteri identitari peculiari del paesaggio umbro perseguendo obiettivi di qualità paesaggistica nel rispetto della Convenzione europea del Paesaggio e del Codice per i Beni culturali e il Paesaggio di cui al D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42.
In base alla legislazione vigente e a quanto previsto in particolare dalla legge regionale 13/2009, il Piano Paesaggistico Regionale assolve a sei funzioni fondamentali:

  • Tutela dei beni paesaggistici;
  • Qualificazione paesaggistica dei diversi contesti, anche attraverso misure per il corretto inserimento;
  • Indirizzo strategico per le pianificazioni di settore;
  • Attivazione di progetti per il paesaggio;
  • Indirizzo alla pianificazione degli enti locali e di settore;
  • Monitoraggio e aggiornamento delle analisi delle trasformazioni del paesaggio regionale.
In tale contesto la Regione Umbria stessa e per la precisione il Servizio Paesaggio, Territorio, Geografia nell’ambito delle attività dell’Osservatorio Regionale per la qualità del Paesaggio, ha promosso alcune iniziative come il precedente concorso fotografico “L'Umbria e i suoi paesaggi: Strutture identitarie” di cui avevamo già rendicontato nel post #005 del 15 maggio 2013 e adesso ha indetto un nuovo concorso fotografico e di documentazione dal titolo “L’Umbria e i suoi paesaggi nella memoria storica” “L’Umbria e i suoi paesaggi nella memoria storica” con scadenza 31 gennaio 2015.

Il concorso suddetto, al quale per il bene dell’Umbria e del nostro territorio vi invito a partecipare numerosi, si caratterizza per la volontà di raccontare il territorio regionale umbro dal punto di vista paesaggistico, naturale e culturale e di evidenziarne la ricchezza storica e di tradizioni, attraverso il linguaggio iconografico. Tale concorso, fotografico e documentale insieme, intende non solo limitarsi al recupero ed alla raccolta di documentazione relativa al paesaggio storico dell’Umbria, ma si propone anche di stimolare e rendere possibile la più ampia condivisione e diffusione delle informazioni per tutta la comunità regionale umbra.
La valorizzazione e la diffusione delle conoscenze delle memorie territoriali e paesaggistiche dell’Umbria costituiscono elementi importanti per rafforzare l’identità e il senso di appartenenza delle stesse comunità locali. Il risultato più importante e prezioso che si otterrà dal concorso fotografico e di documentazione saranno i tanti e differenti “sguardi” di chi ci ha preceduto ed ha abitato il territorio regionale, di chi ne è stato attore e al contempo spettatore
.

In bocca al lupo !!

martedì 14 ottobre 2014

#042 - L'uomo che piantava gli alberi

fotografia di Maurizio Leoni




Oggi vorrei parlare di territorio in una maniera un po’ insolita da chi cura e gestisce (sempre per imparare e mai per insegnare) un blog sulla fotografia di paesaggio.
Stamattina alla radio, mentre mi recavo al lavoro, ho appreso la notizia che è in corso la Settimana del Pianeta Terra ovvero l’Italia alla scoperta delle Geoscienze (dal 12 al 19 ottobre) e questa è la parte buona, ma ho scoperto anche che in Italia, ogni secondo vengono consumati 8 mq di territorio e che negli ultimi 40 anni è stata cementificata o asfaltata, insomma resa impermeabile, una superficie pari all'estensione della Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna messe insieme.
Nei giorni dell’ennesimo disastro di Genova mi sembra veramente tanta roba.
Ma la colpa di tutto questo di chi è?
A guardarsi intorno non mi sembra che il popolo italiano (me compreso) sia poi così affezionato all'ambiente e quando si tratta di soddisfare i propri interessi prima viene il tornaconto personale e successivamente, ma molto dopo, il bene comune.
Oppure il problema è addirittura più grande e abbraccia l’intera umanità.
Qualche giorno fa, nella mia città, ho potuto assistere ad un incontro, organizzato dall'Agenzia Fiera delle Utopie Concrete nell'ambito di Fà la cosa giusta! Umbria, sul tema Imparare per la conversione ecologica il quale mi ha fatto pensare e mi ha fatto ronzare in testa diversi interrogativi, uno su tutti:
Quale futuro ha la specie umana, ormai votata all’estinzione e che molti dicono unica specie al mondo in grado di autodistruggersi consapevolmente?
Forse è giunto il momento ormai improrogabile di una riflessione attenta e soprattutto sincera su questi argomenti.
E come al solito e del tutto casualmente, cade a fagiolo l’ultimo libro che io, voce narrante, e Damiano, mio figlio di 6 anni che non sa ancora leggere, abbiamo finito di leggere insieme:
L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono (Salani Editore – ISBN 978-88-8451-928-3)
Sulla solita fascetta che cinge il libro, una citazione di José Saramago "Solo chi ha scavato la terra per porne una radice o la sua speranza può aver scritto questo libro. Siamo davvero in attesa che arrivino un bel po' di Elzéard Bouffier reali. Prima che per il mondo sia troppo tardi”.
Meditiamo gente.

giovedì 2 ottobre 2014

#041 - David Hockney



Santa Maria della Consolazione – Todi (PG)

Fin dall’antichità l’uomo si è servito del mosaico per poter realizzare delle figure che fossero belle, lucenti e durature, assemblando piccole tessere di materiali e colori diversi che dessero vita a un’immagine unica e altamente comunicativa.
Ne sono testimonianza i magnifici pavimenti delle domus romane o gli spettacolari reperti musivi di origine bizantina che si possono ammirare negli antichi edifici sacri di Ravenna come la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo o quella di San Vitale.
L’accostamento è senz’altro azzardato, ma per quanto assurdo, anche le moderne fotografie digitali sono dei mosaici di piccole tessere (pixel) che ci restituiscono attraverso il monitor del computer delle perfette immagini codificate in stringhe più o meno lunghe di zero e di uno.
Tutto questo per dire che il rapporto tra uomo e mosaico come tecnica di rappresentazione e di comunicazione ha origini antiche e ancora assolutamente attuali, ma ci sono altri esempi molto recenti, di artisti e fotografi, che usano o hanno usato il mosaico come tecnica regina per la realizzazione di straordinarie opere d’arte.
Un nome su tutti, David Hockney.
La prima volta che ho sentito pronunciare questo nome, fu per bocca dell’amico Simone Tomaselli nel 2005, in un luogo non molto distante dalla città di Ravenna stessa.
Me lo ricordo come fosse oggi, eravamo nella bellissima Faenza presso la sede del Borgo Durbecco (già Rione Bianco) dove si svolgevano mensilmente le riunioni del Polaser.
Mi ero appena iscritto a questa associazione che cercava, e lo fa ancora, di andare oltre la fotografia attraverso l’uso, la manipolazione e/o l’accostamento di piccole tessere di polaroid (pellicole a sviluppo istantaneo), dopo aver partecipato ad un breve corso tenuto dal mitico Pino Valgimigli e organizzato dal nostro Marcello Volpi in quel di Città di Castello.
Dopo la classica fase di meraviglia ho cominciato anch’io a usare questo strumento creativo cercando di emulare, senza riuscirci, artisti e fotografi del calibro di Maurizio Galimberti che ha fatto del mosaico il suo cavallo di battaglia popolando con le sue opere le gallerie d’arte di tutto il mondo.
Tornando a David Hockney (Bradford, 9 luglio 1937) pittore, disegnatore, incisore, fotografo e scenografo britannico, come recita wikipedia, egli è considerato uno tra i più noti ed affermati artisti contemporanei ed ancora fa dell'elemento figurativo il cardine della propria produzione artistica, che non si limita alla pittura. È infatti incisore, disegnatore e ritrattista, nonché fotografo ed autore di alcuni collage fotografici realizzati con le Polaroid.
Il 14 febbraio 2014 ilSole24ore gli ha dedicato un articolo “David Hockney, sessant'anni all'insegna del colore” per una mostra dello stesso artista alla Dulwich Picture Gallery di Londra.

Siti da visitare:

sabato 13 settembre 2014

#040 - La fotografia ai tempi del computer


Damiano a San Feliciano di Magione (PG) il 8-9-2014
Non so se Damiano (6 anni) ami la fotografia, ma è sicuro che i bambini in tenera età cercano, nel bene e nel male, di emulare i genitori nei loro gesti, attività e interessi.
È così che mio figlio, di tanto in tanto, mi chiede di poter usare la mia vecchia fotocamera digitale di cui per forza di cose è diventato comproprietario, nell’attesa che il suo babbo ne acquisti una nuova (la vedo dura) e di acquisire di conseguenza il restante cinquanta per cento dei diritti.
Lunedì 8 settembre avevamo un po’ di tempo da passare insieme e abbiamo deciso di andare a San Feliciano di Magione (PG) sulle sponde del Lago Trasimeno, per fare una passeggiata approfittando della bella, quanto rara di questi tempi, giornata di sole.
Partiamo io, Damiano e la nostra macchina fotografica e copriamo in una mezz’ora la distanza che divide Bastia Umbra dalla località lacustre.
Dopo aver ciondolato per un po’ sull’altalena, il bimbo mi chiede di poter scattare alcune foto agli uccelli, meglio identificati come “papere”, che galleggiavano allegramente sul pelo dell’acqua.
Vado al vicino chiosco-bar e mi faccio dare del pane raffermo, lo bagno con un po’ della minerale di Damiano, imposto la macchina in semi-automatico con tempi molto rapidi, consegno la fotocamera con tutto il battery pack al bambino, che sembra nemmeno reggere il suo peso tanto questa è ingombrante, getto il pane in acqua e aspetto che tutto si compia.
In pochi secondi le papere si fiondano sul pane, alcuni gabbiani, ai quali evidentemente la scena non era sfuggita, si gettano in picchiata anche loro sulle molliche e Damiano assai divertito scatta foto a ripetizione finché non mi riconsegna la macchina e mi chiede di tornare sull’altalena.
Nel trambusto osservo orgogliosamente mio figlio che fotografa e con sorpresa vedo il movimento che compie il suo corpicino nel cercare di fissare con la camera i gabbiani in volo seguendo attraverso l’oculare i loro leggeri spostamenti in aria.


Dopo un po’ la fame prende il sopravvento, io ripongo la vecchia D80 nello zaino, Damiano prende posto sul suo seggiolino posizionato sul lato posteriore dell’auto e si torna allegramente a casa per il pranzo, ascoltando la versione in audiolibro di “Marcovaldo”.
Tutto cade nel dimenticatoio fino a quando non mi ricapitano tra le mani le immagini digitali riprese per gioco da mio figlio.
Foto banali, scattate da un bambino che a malapena riesce a tener ferma una gigantesca e sproporzionata macchina fotografica fatta per essere sostenuta da ben altre mani.
Le osservo distrattamente finché la mia attenzione non viene rapita dall’immagine del gabbiano in volo e ripenso al movimento che ha fatto Damiano per inquadrare la scena quasi come un fotografo provetto che insegue la sua preda con lo sguardo.
Decido di dargli una sistemata.
Ho preso la foto, l’ho ruotata di quel tanto che basta per farla diventare perfettamente orizzontale, l’ho “croppata” per mettere il gabbiano al centro dell’immagine e ho ripristinato con un altro taglio in altezza il rapporto originale di 2/3 tra i lati.
Successivamente ho virato il file in bianco e nero, ho giocato un po’ con i livelli, ho tirato fuori più che potevo le nuvole, dopodiché ho contrastato l’immagine per drammatizzare un po’ la scena.
Il risultato finale è una fotografia gradevole ed equilibrata, con tanto di “piccione” di “vumailsiana” memoria, niente di eccezionale, come se ne vedono tante in giro per internet e ieri l’ho postata sul mio profilo facebook come se fosse mia… per vedere l’effetto che fa.


Il giochino era fatto, subito mi sono aggiudicato i classici “mi piace” di amici e parenti che per stima, amicizia e simpatia reciproca non mancano mai e vissero tutti felici e contenti fino al prossimo “Scrivi qualcosa…” oppure “A cosa stai pensando?”.
Ma come si suol dire la riflessione nasce spontanea.
Allora è vero che basta conoscere alcuni semplici trucchi informatici per fare delle fotografie sufficientemente accattivanti e gradevoli?
Ma è proprio vero che basta scattare qualsiasi immagine per poi poterla ritoccare e abbellirla a casa propria comodamente seduti davanti al PC?
Naturalmente NO! ma questo è quello che credono in molti, sentendosi dopo poche esperienze dei provetti fotografi, magari dopo aver frequentato qualche corso tenuto dai soliti guru, azzerando velocemente il gap tecnico che nel mondo analogico rappresentava un setaccio un po’ più arduo da superare.
Oggi sappiamo bene che successivamente alla famigerata “fase di meraviglia” dove tutti e troppo facilmente diventano dispensatori di belle fotografie, lo scontro si sposta sul piano culturale, sul linguaggio e sui contenuti e pertanto le nostre belle immagini per quanto alla moda, ricercate e piene di artefici o sotterfugi digitali saranno sempre più destinate a popolare i nostri desktop, ad essere appese in salotto sopra ai divani, a colmare fino a scoppiare il calderone di internet o alla meglio finire in qualche mostra paesana della domenica, ma nulla più.
Niente di male, ci siamo passati tutti, purché sia un fatto consapevole.
Se poi dovesse nascere qualche altro Luigi Ghirri o Mario Giacomelli ne saremmo tutti felici.
Meditate gente.

mercoledì 10 settembre 2014

#039 - Terzo paesaggio


fotografia di Maurizio Leoni

Se fossi più colto di quello che veramente sono vi stupirei con un dotto trattato sul “Terzo Paesaggio” da lasciarvi tutti a bocca spalancata.
Impegnandomi forse ne avrei anche le capacità, ma purtroppo non sono né un geografo, né un agronomo, né un botanico, né un ecologo e forse nemmeno un fotografo, anzi direi che sono un essere sufficientemente ignorante che per imparare mi tocca scrivere post su questo blog.
Senza contare inoltre che i miei interessi non seguono un andamento lineare ma si muovono a caso lungo strani percorsi a zig-zag, come i ponti di alcuni giardini cinesi, attraverso i quali, per questa loro bizzarria geometrica, gli spiriti maligni non possono passare.
Devo ammettere però che l’argomento mi affascina parecchio e non da oggi, da prima di quando due anni fa acquistai il prezioso libricino dal titolo (nella versione italiana) “Manifesto del terzo paesaggio” di Gilles Clément edito da Quodlibet (2005) ISBN 88-7462-048-9.
Giunti a questo punto, dobbiamo innanzitutto cercare di dare risposta ad alcune semplici domande, chi è Gilles Clément, cos’è il “Terzo paesaggio”, quali fonti di ispirazione o implicazioni culturali potrebbe comportare quanto sopra per chi fotografa.

Cercando di rispondere alla prima domanda sulla persona di Gilles Clément, da wikipedia apprendiamo che questo signore (1943) è uno scrittore, entomologo, architetto del paesaggio e ingegnere agronomo francese.
È insegnante all'École nationale du paysage di Versailles.
Paesaggista tra i più noti e influenti d’Europa, è il teorizzatore del giardino planetario, del giardino in movimento e del concetto di terzo paesaggio.
Ha all'attivo numerosi saggi e romanzi.
Ha realizzato diversi parchi e giardini, sia pubblici che privati.
Tra le maggiori opere i giardini de La Défense e il parco André Citroën (13 ettari sulle rive della Senna nei terreni che appartenevano all'omonima fabbrica automobilistica) entrambi a Parigi, e il parco Matisse a Lilla.

Per rispondere alla seconda domanda circa la definizione di “Terzo paesaggio”, dal sito della casa editrice Quodlibet estrapoliamo quanto segue (a cura di Filippo De Pieri):
“Manifesto del Terzo paesaggio” è il primo libro tradotto in italiano di uno tra i più noti paesaggisti europei. Con l’espressione “Terzo paesaggio”, Gilles Clément indica tutti i “luoghi abbandonati dall’uomo”: i parchi e le riserve naturali, le grandi aree disabitate del pianeta, ma anche spazi più piccoli e diffusi, quasi invisibili: le aree industriali dismesse dove crescono rovi e sterpaglie; le erbacce al centro di un’aiuola spartitraffico… Sono spazi diversi per forma, dimensione e statuto, accomunati solo dall’assenza di ogni attività umana, ma che presi nel loro insieme sono fondamentali per la conservazione della diversità biologica. Questo piccolo libro ne mostra i meccanismi evolutivi, le connessioni reciproche, l’importanza per il futuro del pianeta. È un’opera di grande densità teorica, che apre un campo di riflessione anche ad implicazioni politiche.

Ma la cosa che più ci interessa è certamente rispondere alla terza domanda e cioè su quali fonti di ispirazione o implicazioni culturali potrebbe comportare il concetto di “Terzo paesaggio” per chi fotografa.
A tale proposito facciamo riferimento ad una mostra e ad un libro “Terzo Paesaggio – Fotografia Italiana Oggi” con opere di Luca Androni, Andrea Galvani, Armida Gandini, Tancredi Mangano, Maurizio Montagna, Moira Ricci, Francesca Rivetti, Alessandro Santini, Marco Signorini, Alessandra Spranzi, Richard Sympson, (XXIII edizione premio nazionale arti visive città di Gallarate) 2009 Damiani Editore Bologna, ISBN 978-88-6208-095-8.
Nella presentazione di Emma Zanella “Territori per la diversità” a pag. 59 si evince che lo sguardo degli artisti è rivolto a “situazioni marginali, nascoste, apparentemente poco visibili…”.
Qui sta il nocciolo della questione forse non ancora del tutto analizzato e che potrebbe interessare i fotografi di paesaggio in genere.
Si tratterebbe di esplorare quelle porzioni di territorio ignorate e dimenticate dall’uomo dove la natura lentamente si riappropria di luoghi apparentemente invisibili ai nostri occhi disattenti o troppo occupati in sguardi omologati e male indirizzati da chi manipola il nostro vedere, sempre più attratto dai piccoli schermi retro illuminati dei nostri cellulari o tablet, da cui non distogliamo mai lo sguardo, nemmeno quando guidiamo l’automobile.
Invece a volte converrebbe essere come ci ha insegnato Italo Calvino nel suo Marcovaldo (pubblicato nel 1963)  “Aveva questo Marcovaldo un occhio poco adatto alla vita di città: cartelli, semafori, vetrine, insegne Luminose, manifesti, per studiati che fossero a colpire l’attenzione, mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del deserto. Invece, una foglia che ingiallisse su un ramo, una piuma che si impigliasse ad una tegola, non gli sfuggivano mai: non c’era tafano sul dorso d’un cavallo, pertugio di tarlo in una tavola, buccia di fico spiaccicata sul marciapiede che Marcovaldo non notasse, e non facesse oggetto di ragionamento, scoprendo i mutamenti della stagione, i desideri del suo animo, e le miserie della sua esistenza”.
… e della nostra aggiungo io.

Ulteriori approfondimenti su http://paesaggimutanti.it/node/887

lunedì 25 agosto 2014

#038 - Cortona On The Move




fotografia di Maurizio Leoni

A volte basta fare un piccolo passo e oltrepassare appena il confine della propria regione per poter ammirare fantastici luoghi e apprezzare innumerevoli iniziative culturali di grande spessore e di raffinata competenza.
Tutto questo è successo ieri a Cortona, antica città fortificata posta su un rilievo ai margini della Valdichiana dalla quale si può ammirare uno splendido panorama, fino a poter scorgere anche lo specchio d’acqua del Lago Trasimeno.
Da Luca Signorelli a Jovanotti la storia di questa città di origini etrusche è ricca di vicende e di personaggi importanti ai quali ha dato i natali o dei quali ne ha visto compiere le gesta (ad es. Santa Margherita, Frate Elia).
Superata in auto la fantastica Chiesa di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio, progettata da Francesco di Giorgio Martini, l’antica Corito ci accoglie con il suo abbraccio di pietra, di storia e di cultura.
A metà luglio eravamo già andati al Museo dell'Accademia Etrusca e della Città di Cortona per poter visitare la mostra Seduzione Etrusca, ora prorogata fino al 30 settembre.
Ieri siamo tornati in Toscana per ammirare Cortona On The Move che rappresenta un progetto ormai consolidato e meta irrinunciabile delle nostre escursioni culturali estive.
Con piacere apprendiamo in loco della presenza anche di altri importanti eventi espositivi di grande interesse come CortonaDesign con opere di Ettore Sottsass e Paolo Staccioli e Cortonantiquaria.
Cortona on the move – fotografia in viaggio da qualche anno accende i riflettori su luoghi e persone posti ai confini del mondo, narrando storie e realtà lontane e sconosciute.
Bellissima la formula attraverso la quale gli eventi espositivi sono dislocati in molteplici luoghi della città, anche inusuali o aperti solo per l’occasione, con il raggiungimento di un duplice scopo:
1 - mettere in mostra un grande numero di opere e di autori;
2 - favorire la scoperta della città in ogni suo angolo anche il più nascosto.
Con un unico biglietto si può avere accesso ai diversi punti espositivi:
- Fortezza di Girifalco (esposizione anche in esterno);
- Vecchio Ospedale;
- Chiesa di Sant’Antonio;
- Ex Magazzino delle Carni;
- Ruga Piana;
- COTM Zone;
- Mostre in esterno (Via Santucci e Via Cesare Battisti).
Cortona On The Move chiuderà i battenti il 28 settembre prossimo.
Se non ci siete ancora stati… affrettatevi!

martedì 5 agosto 2014

#037 - Ferruccio Ferroni a colori



Tuoni e fulmini anche oggi.
Nonostante sia arrivato il mese di agosto quest’estate assai anomala non riesce proprio decollare.
Tempo barbino per coloro che devono ancora “fare le ferie”, mentre noi (me e famiglia), la nostra consueta quanto breve vacanza al mare l’abbiamo (purtroppo) già consumata.
A Fano mi sono tuffato nelle mie attività preferite, un po’ di sketching, il tablet, alcune interessanti letture e qualche foto in giro per la città.
Naturalmente ho anche avuto il piacere e la fortuna di incontrare l’amico Marcello Sparaventi studioso di fotografia e cultore della scuola marchigiana (Cavalli, Crocenzi, Ferroni, Gambelli, Giacomelli).
Come al solito è arrivato carico di preziosi doni e tra questi il graditissimo catalogo della mostra che si è svolta a Potenza Picena qualche mese fa, edito da Omnia Comunicazione, dal titolo “nel silenzio/Ferroni a colori, le fotografie a colori di Ferruccio Ferroni 1955/2000”, prodotto dal Fotoclub di Potenza Picena, a cura di Marcello Sparaventi e Centrale Fotografia, con la collaborazione di Annalisa Ferroni, Lidia Barucca Ferroni, Alberto Masini, Cristian Vescovi e con la prefazione di Diego Mormorio.
Di Ferruccio Ferroni avevo avuto la fortuna di ammirare la mostra tenutasi nel 2010 a Mercatello sul Metauro, suo paese di nascita, con opere in bianco e nero che molto mi avevano colpito per la loro delicatezza e per la loro leggera armonia, frutto di un animo sensibile e di uno sguardo raffinato.
Mi era sconosciuta invece questa sua produzione a colori, che un po’ sorprende ma che alla stessa maniera mette ancora una volta di più in evidenza lo spessore espressivo dell’autore, il quale e di buon diritto, può essere collocato tra i grandi della fotografia italiana.

Un evento da non perdere è previsto per Sabato 9 agosto nell’ambito di
SENIGALLIA CITTA’ DELLA FOTOGRAFIA - INCONTRI ESTATE 2014
alle ore 21,30, a Piazza Roma, il Comune di Senigallia e il Musinf dedicano una serata in omaggio al grande fotografo senigalliese Ferruccio Ferroni, nato a Mercatello sul Metauro nel 1920 e scomparso a Senigallia il 5 settembre 2007.
Nell’occasione sarà presentato il libro di cui abbiamo parlato in questo post e i relatori della serata saranno Diego Mormorio (filosofo e storico della fotografia) e Marcello Sparaventi (Presidente dell’associazione Centrale Fotografia di Fano).
Alla prossima.

sabato 28 giugno 2014

#036 - Il Valore Creativo della Lentezza
































Dopo aver letto “Meditazione e fotografia” di Diego Mormorio non mi stupisco di trovare l’autore di questo libro tra i firmatari del manifesto della Slow Photo insieme ad altri autorevoli personaggi della fotografia italiana.
Nelle poche righe riportate sulla quarta di copertina si fa riferimento ad una affermazione del monaco zen Thich Nhat Hanh e più precisamente:
“I meditanti sanno da sempre di dover usare i loro occhi e il linguaggio del tempo a cui appartengono per esprimere la loro profonda comprensione”.
Quindi educare lo sguardo, come in fotografia, per assumere consapevolezza di sé e del mondo che ci circonda mediante il lento scorrere del tempo.

PER UN MANIFESTO DELLA SLOW PHOTO

Nonostante tante cose terribili, il mondo è un’immensa vastità di bellezza: suoni, forme, colori che, di attimo in attimo, appaiono come uno spettacolo meraviglioso. Eppure tutta questa meraviglia resta sconosciuta alla stragrande parte della gente. Essa – la vastità che ci circonda – ha, infatti, bisogno di occhi per essere guardata. Di attenzione, e di lentezza.
Ha bisogno di ciò di cui il nostro tempo è quasi vuoto. La fretta e la superficialità, come spaventevoli animali feroci, dilaniano la bellezza del mondo. Correndo da una cosa all’altra, senza guardare attentamente, perdiamo tutto. Abbiamo bisogno di fermarci. Di vedere oltre il semplice guardare.
(Diego Mormorio)

Questi gli intenti:

Siamo a favore di una rivalutazione approfondita e meditata della prassi fotografica in opposizione ad un utilizzo compulsivo ed accelerato del medium fotografico perché convinti del valore creativo della lentezza.
Crediamo sia essenziale che in una qualsivoglia fase dell’iter fotografico si senta la  necessità di un “rallentamento” riflessivo.
Consideriamo indispensabile una progettualità del nostro intento artistico.
Esaltiamo un approfondimento meditativo così da consentire lo stabilirsi di un transfert emozionale tra il fotografo e ciò che viene fotografato.
Sosteniamo che la slow photo, essendo essenzialmente un approccio metodologico, esuli dalla specificità dei generi fotografici.
Riteniamo non significativo alle nostre finalità il tipo di mezzo tecnico di ripresa e di fruizione dell’immagine stessa utilizzati.

Mario Beltrambini       
Gianni Berengo Gardin
Beppe Bolchi
Carmelo Bongiorno
Alessandra Capodacqua
Luigi Erba
Diego Mormorio
Cesare Padovani
Franco Vaccai

Forse è giunto il momento di fermarci un attimo per pensare sul valore della lentezza nella nostra vita di fotografi e non solo.
Grazie agli amici di Slow Photo per averci offerto questo spunto di riflessione.





sabato 21 giugno 2014

#035 - Il Paesaggio Musicale di Egidio Flamini






Quando diciamo che attraverso il paesaggio esploriamo noi stessi è ovviamente un’affermazione che non vale solo per i portatori sani di apparecchi fotografici ma per tutti coloro che dalle percezioni derivanti dal paesaggio traggono una qualsiasi fonte di ispirazione siano essi pittori, scrittori, fotografi, musicisti o creativi in genere.
Un bellissimo esempio è costituito da Egidio Flamini pianista e compositore umbro che nel suo penultimo lavoro heart&earth ha tratto ispirazione dai luoghi a lui più cari, fonte di nutrimento dell’anima, della testa e del cuore.

“Una musica recondita emanata dalle profondità dell'Umbria. Attraverso la sensibilità di Egidio Flamini, alcuni luoghi del cuore verde d'Italia sono diventati composizioni per pianoforte solo, capaci di spingersi ben al di là del dipinto musicale. La Valnerina, il Ponte delle Torri di Spoleto, la Tomba di San Francesco, Patrico ed il suo panorama, le Fonti del Clitunno. Ed ancora le montagne che circondano Norcia, campi di girasoli ai piedi di Trevi per arrivare persino ai dolorosi incendi dell'estate 2012. Luoghi che diventano musica, musica che diventa un luogo: suggestioni, riflessioni, segreti, memorie”.

La produzione musicale di Egidio Flamini:

Acquario (2007)
Semidigirasole (2008)
Cose Preziose (2009)
La Finestra (2010)
Heart&Earth (2013)
La Quinta Stagione (2014)

sabato 31 maggio 2014

#034 - Francesco Capponi e il Foro Stenopeico
















Una Pinhole Camera usata da Francesco Capponi

Sono talmente tante le cose che mi tengono occupato in questo intenso periodo che molte sono quelle che trascuro o che mio malgrado sono costretto a rimandare o tralasciare.
Nonostante tutto ho trovato il modo e anche il tempo per poter seguire un breve quanto interessante corso o workshop di fotografia “phinole” tenuto dall’artista e fotografo Francesco Capponi nell'ambito delle attività poste in essere dall’Ass. Fiorivano le Viole con sede in Via Cartolari, 4 a Perugia.
Ci sarebbe molto da dire su questa associazione con tutte le sue sfaccettature, ma non è nello stile di questo blog produrre #Post troppo lunghi e complessi che metterebbero a dura prova la mie capacità intellettive e per questo mi limito a dire che è stato un piacere partecipare ad una delle tante attività messe in campo dagli amici di Fiorivano le Viole o Braccia Rubate che dir si voglia.
Chi è Francesco Capponi è facile raccontarlo perché lo narra una pagina web sul sito stesso

“Francesco Capponi è un esploratore del pianeta Dippold, precipitato in Umbria a seguito di un drammatico incidente astronautico che lo ha visto unico sopravvissuto.
Tutti gli abitanti di Dippold hanno identico aspetto, perciò Francesco ha dovuto faticare parecchio per adattarsi alla diversità imperante sulla Terra, mascherando la propria alienità dietro l’aura di disadattamento tipica degli artisti locali.
Le sue priorità sono:
- Sfuggire ai servizi segreti.
- Accumulare dati sui terrestri scattando un gran numero di foto.
- Pagare le bollette.
- Trovare il modo per tornare su Dippold.
A tali fini ha stretto alleanza con un certo numero di creature indigene, con le quali prosegue una frenetica attività scientifica legata allo studio dei misteriosi pin-hole, sottilissimi varchi spazio-temporali, che egli crede di poter un giorno sfruttare per tornare a casa.”

La Stenoscopia è invece un principio che permette ad ognuno di noi di trasformare in una fotocamera qualsiasi oggetto capace di riprodurre le condizioni di una camera oscura e quindi basterà una scatola a tenuta di luce, un foro abbastanza piccolo e preciso e del materiale fotosensibile all’interno della scatola stessa per ottenere delle ottime fotografie.
La mia prima macchina di questo tipo è stato un barattolo di metallo, altri utilizzano delle semplici scatole di legno autocostruite, i più virtuosi si sbizzarriscono come vogliono e il nostro Capponi per esempio ha usato un cappello, un uovo, un pinolo e così via.
Come ha detto Georges Braque (1882 - 1963) «La limitazione dei mezzi determina lo stile, dà vita a nuove forme e dà impulso alla creatività».


Perché non provate anche voi ?


domenica 4 maggio 2014

#033 - Fondazione Fotografia Modena
























Ieri grande galoppata sotto la pioggia lungo la E45 e la A1 fino a Modena per poter agguantare i classici “due piccioni con una fava” e devo dire che ne è valsa veramente la pena.
Fondazione Fotografia Modenaè un centro espositivo e di formazione interamente dedicato alla fotografia e all’immagine contemporanea. Attraverso un ampio spettro di attività – che spaziano dalla produzione di mostre ed eventi alla formazione e alla gestione di importanti collezioni – si pone come piattaforma privilegiata di dialogo e approfondimento sul ruolo fondamentale che rivestono le immagini all’interno della nostra cultura”.
Mentre nella vicina Reggio Emilia si sta ancora svolgendo Fotografia Europea 2014 noi per quest’anno abbiamo preferito goderci quasi in beata solitudine e per di più  accompagnati in una visita guidata condotta dalle bravissime e competenti Chiara Dall’Olio e Claudia Fini, che ringraziamo ancora una volta, le due proposte espositive modenesi e vale a dire: MODENA E I SUOI FOTOGRAFI dal Dopoguerra agli anni Novanta (12 aprile – 25 maggio) e FANTASMI E REALTA’ di AXEL HÜTTE (12 aprile – 29 giugno).

Entrambe le mostre sono allestite nel centro città presso lo spazio espositivo del Foro Boario in via Bono da Nonantola, 2 facilmente raggiungibile e con adiacente parcheggio pubblico.

MODENA E I SUOI FOTOGRAFI rappresenta la “Seconda tappa del viaggio per immagini intrapreso da Fondazione Fotografia per ricordare le più importanti pagine della storia locale della fotografia, la mostra presenta alcuni degli artisti che, dal secondo Dopoguerra in poi, hanno portato Modena ad essere un punto di riferimento imprescindibile per la fotografia autoriale in Italia. In un percorso di circa ottanta opere, l’esposizione ripercorre la vicenda dei fotografi e la vita culturale cittadina, inizialmente animata dalla Sala di Cultura e poi dalla Galleria Civica di Modena, che ampio spazio dedicarono alla presentazione del mezzo espressivo della fotografia. In mostra, fotografie di Olivo Barbieri, Franco Fontana, Luigi Ghirri, Cesare Leonardi e  Franco Vaccari, a fianco di opere di alcuni autori ugualmente determinanti nello sviluppo e nella diffusione della nuova cultura visiva”.

Artisti in mostra:
Olivo Barbieri, Roberto Brancolini, Enzo Cambi, Francesco Cocco, Gualberto Davolio Marani, Franco Fontana, Luigi Ghirri, William Guerrieri, Gastone Lancellotti, Cesare Leonardi, Omar Lorenzoni, Bruno Marchetti, Antonella Monzoni, Luigi Ottani, Valerio Rebecchi, Ghigo Roli, Carlo Savigni, Giovanni Tosi, Ernesto Tuliozi, Franco Vaccari, Gianni Volpi, Giuseppe Zagaglia.
Purtroppo per ovvi motivi di tempo ci siamo persi con parecchio dispiacere, ma non tutto si può avere, l’evento collaterale previsto sempre per ieri alle 17:00 “La fotografia di reportage” conversazione con il “fotocrate” Michele Smargiassi e i fotoreporter presenti in mostra.

FANTASMI E REALTA’ di AXEL HÜTTE, “organizzata in collaborazione con la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, raccoglie il lavoro realizzato dal fotografo a seguito della residenza d’artista svolta nel 2012-13. Il paesaggio dell’Appennino modenese – ricoperto di neve e immerso in un’atmosfera rarefatta e nebulosa – è raccontato attraverso la dicotomia con un altro paesaggio, quello alpino degli alti passi sul confine tra Austria, Svizzera, Germania e Italia, antiche tappe del Grand Tour verso il nostro Paese. A queste immagini si aggiungono altre visioni – dalle acque del Rio Negro ai ghiacciai norvegesi – che conducono l’osservatore in un viaggio tra nature incontaminate, luoghi sublimi e quasi stranianti in cui la percezione stessa della realtà sembra essere messa in discussione”.
Andateci, ne vale la pena.

mercoledì 26 marzo 2014

#031 - FOTOGRAFI A BETTONA


Il 6 novembre scorso sul suo profilo Fb Diego Mormorio scriveva:
“Ciao a tutti, la settimana prossima il mio nuovo libro sarà in libreria. E' frutto di un lavoro di anni. Spero che sia per voi tutti una piacevole lettura”.
Il Professore si riferiva alla Sua ultima fatica che si intitola Scrittori e fotografia - Un magnifico inizio 1840-1870 edito da Postcart e reperibile in tutte le librerie.
Personalmente ho avuto già la fortuna di assistere ad una conferenza che Centrale Fotografia aveva organizzato a Pesaro il giorno 8 febbraio 2013 dal titolo “Pro e contro Luigi Ghirri”, della serie “Dialoghi con Tano D’Amico e Diego Mormorio” e devo dire che l’avventuroso viaggio invernale attraverso il tratto appenninico della E45 (Verghereto) fu ampiamente ripagato.
Questa volta avremo invece la fortuna di giocare in casa e di poter ascoltare Diego Mormorio sabato prossimo a Bettona, in un evento organizzato dal Comune di Bettona – Assessorato alla Cultura (che ringraziamo), con la collaborazione dell’associazione Istanti – Fotografia e Cultura e la stessa Centrale Fotografia.
Lo scrittore romano d’origini siciliane ci intratterrà con tutta la sua sapienza parlandoci del suo ultimo libro e non solo.
Da non perdere in maniera assoluta anche le altrettanto preziose mostre dei fotografi Vinicio Drappo (Deep Night), Filippo Sproviero (Un nuovo progetto per la camera oscura), Tiziana Nanni e Luca Tabarrini (Talea).
L’occasione è ghiotta e chi ama la fotografia non può mancare.

Qui un articolo apparso sulla stampa locale.

venerdì 7 marzo 2014

#030 - Ex Libris del Gruppo Polaser a Vernice Art Fair

Del progetto Ex Libris avevamo già parlato nel Post #002 del 4 maggio 2013. Adesso è finalmente giunto il momento di tirare le somme e di presentare il lavoro al pubblico. L’occasione speciale sarà quella di Vernice Art Fair 2014 che si terrà a Forlì Fiera nei prossimi giorni 21-22-23 marzo. Andrea Drei sulla pagina Facebook del Gruppo Polaser scrive: Ex Libris è un progetto fotografico/letterario trasportato nel famoso taccuino “a libro” orizzontale con pagine nere. Ogni autore ha scelto e interpretato un libro, realizzato una serie di immagini ispirate dal contenuto del libro e riportate secondo il suo sentire nel taccuino insieme a brani tratti dal libro e/o ai propri pensieri. La presentazione a Vernice sarà una moderna installazione in cui l’opera (la Moleskine e il libro a cui l’autore si è ispirato) interagirà con i visitatori che potranno toccare, sfogliare, leggere e rapportarsi con i lavori degli artisti del Gruppo Polaser esposti. Vi aspettiamo numerosi.

mercoledì 26 febbraio 2014

#029 - Massimo Siragusa


Massimo Siragusa

A scanso di equivoci oggi sento l’obbligo di ribadire che mi occupo di questo blog per imparare e non per insegnare.
La premessa è doverosa specialmente per il lavoro raffinato e complesso che voglio presentarvi oggi che è “Teatro d’Italia” di Massimo Siragusa.
Un lavoro di fronte al quale è facile non sentirsi all’altezza.
Non ho avuto la fortuna di conoscere personalmente l’autore, ma mi è bastato sfogliare le pagine del suo libro, edito da Contrasto e curato da Renata Ferri, per rimanere incantato dalla bellezza delle immagini che vanno oltre il racconto dei luoghi o l’interpretazione dello spazio e che molto ci narrano della qualità e della sensibilità di Massimo Siragusa.
Una realtà immobile, suggellata da impronte moderne ma che imbriglia lo sguardo rievocando antichi splendori.
Fotografie che colpiscono per l’armonia e l’equilibrio le quali mi hanno rimandato spontaneamente a due concetti, l’ordine contro il caos e il paesaggio come teatro.
Molto bello è anche il testo di Luca Doninelli di cui non vi anticipo niente.

Teatro d’Italia è stato premiato con il Premio Marco Bastianelli 2013 come miglior libro fotografico pubblicato in Italia. www.massimosiragusa.it

domenica 19 gennaio 2014

#028 - Farm Security Administration


Il Presidente Franklin D. Roosevelt  

Forse non tutti sanno che fu proprio il 32° Presidente Franklin D. Roosevelt (1882 – 1945) ad istituire nel 1937 la Farm Security Administration, un centro di committenza fotografica allo scopo di documentare la recessione agricola dilagante negli Stati Uniti.
La FSA si trasformò in un gigantesco contenitore di istantanee che riprodussero fedelmente la triste realtà del tempo (circa 270.000 i negativi prodotti) con lo scopo fondamentale di “far conoscere l’America agli americani”.
Erano veicoli di cultura e comunicazione volti a consolidare un’idea di nazione (in Fotografia e committenza pubblica. Esperienze storiche e contemporanee, a cura di Roberta Valtorta).
Pietra miliare della moderna fotografia documentaristica e sociale operò fino al 1943, decretando l’affermazione di una vera e propria generazione di grandi fotografi: Arthur Rothstein, Gordon Parks, Dorothea Lange, Todd Webb, Ben Shahn, Carl Mydans e Walker Evans ed altri.
I negativi sono conservati presso la Library of Congress.
Il confronto con i nostri tempi nasce quasi spontaneo e la riflessione o punto di domanda può essere questa: come può la fotografia, oggi come allora, dare il suo contributo al fine di testimoniare (al di là di tutti gli altri mezzi d’informazione che ci sono adesso) la crisi dei giorni nostri e veicolare nuovi modelli culturali di solidarietà ed integrazione di cui sentiamo tanto il bisogno?