venerdì 29 novembre 2013

#026 - Guido Guidi



Oggi chiuderà i battenti la prima mostra fotografica romana di Guido Guidi intitolata “Cinque paesaggi, 1983 – 1993” la quale era stata felicemente inaugurata il 20 settembre.
Tanto per cambiare ho aspettato fino all’ultimo respiro per poterla visitare, complice il fatto che la mostra stessa rimaneva aperta dal lunedì al venerdì mentre i miei giorni liberi sono, guardacaso, il sabato e la domenica.
Ieri ho dovuto prendere un giorno di ferie per compiere il mio strano quanto spezzettato viaggio verso la capitale.
Da Bastia Umbra dove abito sono arrivato fino ad Orte in auto, da Orte fino a Roma Termini con un  treno regionale, da Roma Termini fino al Circo Massimo con la Linea B della metropolitana e dal Circo Massimo fino all’ICCD (istituto centrale per il catalogo e la documentazione) dove si teneva l’esposizione a piedi.
Nel testo di presentazione della rassegna si legge che “le 130 fotografie in mostra, per il loro stile “documentario”, forniscono una descrizione accurata e anti-retorica di luoghi considerati marginali dall’iconografia ufficiale; allo stesso tempo, a distanza di trent’anni esse assumono già un inestimabile valore storico a fronte delle rapidissime trasformazioni subite dal paesaggio e nel contesto della rinnovata attenzione portata su di esso dalla cultura urbanistica e paesaggistica”.
Dal canto mio aggiungerei che la visione colta del maestro cesenate oltre che ispirare un’attenta riflessione sul paesaggio contemporaneo e sulle sue trasformazioni ci meraviglia con una rappresentazione della realtà dai toni pacati e dal linguaggio semplice e complesso allo stesso tempo, “per il quale fotografare è anzitutto cercare soluzioni possibili al problema del guardare”.
Il catalogo, ISBN 978-88-905072-2-9, edito da Postcart / iccd, a cura di Antonello Frongia e Laura Moro è ben fatto e non può mancare nelle biblioteche di fotografi e appassionati di questo tipo di fotografia.

Per chi avesse perso la mostra, la bella notizia è che la stessa sarà replicata a Cesena, nello spazio espositivo del Dipartimento di Architettura dell’Alma Mater Studiorum, Università di Bologna dal 17 dicembre al 19 gennaio.

lunedì 18 novembre 2013

#025 - George Tatge


Quando devi scrivere un piccolo pezzo su una celebrità della fotografia come George Tatge per tanti motivi tutto diventa più difficile:
Uno – Perché è già stata scritta così tanta roba su di lui che è quasi impossibile aggiungere ancora qualcosa di interessante da poter mostrare su questa umile finestra sul web.
Due – Perché ho imparato ad apprezzare ed amare così tanto il suo modo assolutamente “slowly” di fare fotografia che per me rappresenta molto più di un punto di riferimento. La stessa Giovanna Calvenzi su sul Corriere della Sera del 7 agosto 2012 ha scritto su di lui un bellissimo articolo intitolato Sguardo veloce, procedimento lento che è tutto un dire.
Tre – Perché dopo aver avuto la fortuna di conoscere George personalmente, la stima e l’affetto per la persona ha quasi superato quella per il fotografo, casomai fossero le stesse separabili l’una dall'altra.
La sua biografia è degna di un romanzo e sul suo sito georgetatge.com comincia così “George Tatge è nato a Istanbul nel 1951 da madre italiana e padre americano. Ha trascorso l’adolescenza tra l’Europa ed il Medio Oriente prima di trasferirsi negli Stati Uniti. Laureato in letteratura inglese, incominciò a studiare la fotografia con l’ungherese Michael Simon. Si trasferì in Italia nel 1973”.
Da umbro mi piace ricordare che per 12 anni ha soggiornato a Todi e che il suo primo libro è stato “Perugia terra vecchia, terra nuova” del 1984.
Altro momento significativo da sottolineare della sua immensa carriera è che Tatge “Dal 1986 a 2003 è stato dirigente tecnico-fotografico della Fratelli Alinari di Firenze”.
Un caro saluto a George e un abbraccio a tutti i visitatori (sempre più numerosi) di questo blog.



sabato 2 novembre 2013

#024 - L'Archivio dello Spazio



Quando qualche tempo fa affrontammo l’argomento a me tanto caro della fotografia del territorio, si fece riferimento ad alcuni esempi di committenza pubblica che si distinsero “come efficace veicolo di documentazione, testimonianza e memoria”.
Uno degli esempi più celebri di indagine del paesaggio contemporaneo, in Italia e nel mondo, è il progetto “Archivio dello Spazio”, che prese il via nei magnifici anni ottanta e che ha comportato una lunga serie di campagne fotografiche sul territorio della Provincia di Milano le quali hanno avuto fine dieci anni dopo nel 1997.
Nel 1987 infatti undici fotografi per primi (Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Cesare Colombo, Mario Cresci, Luigi Ghirri, Guido Guidi, Mimmo Jodice, Pepi Merisio, Massimo Pacifico e George Tatge) vengono incaricati di esplorare il territorio provinciale milanese facendo riferimento a precise tipologie architettoniche, monumentali e ambientali al fine di ricostruire il rapporto tra il bene fotografato e il contesto nel quale in quel momento è inserito.
Da questa magnifica esperienza nascerà il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo (MI).
Per chi volesse approfondire si segnala tra gli altri il libro Quaderno di Villa Ghirlanda n. 6 “Fotografia e committenza pubblica. Esperienze storiche e contemporanee” Lupetti, 2009 ISBN 9788883911972 a cura di Roberta Valtorta direttrice del museo.