lunedì 1 agosto 2016

#066 - In giro per Fano


© fotografia di Maurizio Leoni

Nel tardo pomeriggio è piovuto abbondantemente e mentre scrivo sta calando la sera anche su questo primo giorno di agosto.
Io e la mia famiglia siamo reduci da un primo scampolo di ferie e non vediamo l’ora di ripartire.
Anche quest’anno abbiamo rispettato quella che sta diventando sempre più una tradizione e cioè fare un po’ di mare nell’antica città di Fano… il mare di noi Umbri.
Stessa spiaggia e stesso mare, l’Adriatico.
Per noi gente della terra di mezzo Fano è stata sempre una delle mete più ambite, al fine di godersi le ferie e beneficiare di un po’ di meritato riposo.
Ricordo che da piccolo si prendeva l’automobile o il postale e ci si inerpicava, curva dopo curva, verso Gubbio e poi su ancora per la strada della Contessa fino alla splendida gola del Furlo, tappa obbligata, ora vanificata da una lunghissima galleria che perfora la montagna.
Erano altri tempi e qualche maligno potrebbe sussurrare che noi Umbri non eravamo visti proprio bene dai Fanesi in quanto, sembra, che le nostre famiglie spendevano poco o, peggio ancora, c’era qualcuno che la domenica si portava il pranzo da casa senza frequentare i raffinati ristorantini locali.
Se guardate bene nelle vostre vecchie scatole, dove i vostri genitori o nonni conservavano le fotografie, troverete ancora le foto un po’ ingiallite e in bianco e nero del mare di Fano.
Per me che non amo moltissimo il mare, che non mi tengo a galla, non mangio pesce e diserto volentieri le spiagge e gli ombrelloni non mi rimane altro che consolarmi con la moretta, il tipico caffè dei pescatori, qualche bel libro e scattare fotografie in giro per Fano.
Ed è così che ogni anno che passa aumenta il numero di scatti degli angoli più nascosti della città di cui vado alla ricerca, cavalcando la bicicletta dell’hotel dove alloggio.
Se la tradizione delle vacanze fanesi continuerà fra vent’anni, forse, avrò un po’ di materiale da esporre in qualche bar o in qualche trattoria.
Per il momento non mi rimane che riproporvi tre immagini con le quali ebbi la fortuna e l’onore di vincere un concorso fotografico un po’ di tempo fa, proprio in questa magnifica città.
Un saluto particolare all’amico Marcello Sparaventi e a tutti gli altri componenti di Centrale Fotografia.

Buone vacanze a tutti !






domenica 19 giugno 2016

#065 - Collettivo SYNAP(SEE)





Due giorni fa a Perugia in Via dei Priori nella splendida cornice della Sala Incontri di Palazzo degli Oddi Marini Clarelli su iniziativa di Istanti – Fotografia e Cultura presieduta dal nostro Vinicio Drappo si è svolto un interessantissimo incontro con il Collettivo SYNAP(SEE) rappresentato dai fotografi Andrea Buzzichelli e Stefano Parrini (nella foto).
Nel corso dell’incontro sono stati affrontati numerosi argomenti primo tra tutti quello di fare fotografia in modo collettivo nel rispetto delle individualità degli autori.
Infatti, come bene si comprende dal MANIFESTO del collettivo “La missione di Synap(see) è di operare collettivamente, interpretando e producendo lavori fotografici approfonditi, per proporre la propria visione sulle relazioni tra uomo contemporaneo e il proprio spazio. Come gruppo vogliamo condividere i nostri studi legati all’immagine, innanzitutto con i membri del collettivo stesso e successivamente con chiunque dimostri interesse. Vogliamo operare nel rispetto della dignità umana esprimendoci ognuno con la propria visione, siano i nostri progetti di taglio reportagistico o di ricerca. Il nostro linguaggio si ripropone di rinnovarsi, adeguandosi e accettando la sfida e le infinite possibilità legate all'immagine e alla diffusione di massa della fotografia. Non siamo contro il mercato della fotografia, ma non vorremmo sottostare esclusivamente alle regole economiche che lo condizionano, per questo motivo, non tutti i lavori, avranno necessariamente come finalità la vendita. I progetti che trattiamo verranno prodotti nella massima considerazione delle persone e delle cose, rispettando l’obbligo etico del fotografo. I progetti vengono trattati andando in profondità, tenendo in considerazione tutto ciò che l’idea del collettivo riguarda e che il collettivo può e riesce a trattare con coerenza e professionalità”.

Oltre alla metodologia sono naturalmente risultati molto interessanti i loro lavori che nell’ultimo periodo hanno virato in maniera decisa, per la gioia di chi scrive e cura questo blog, sulla relazione tra uomo e ambiente confezionando nel 2015 un magazine # 1 dal titolo PARCO realizzato in maniera molto curata e originale.



Parco
Collettivo Synap(see)
Se questo è un parco di Steve Bisson

Il progetto “Parco” realizzato dal collettivo Synap(see), nasce con la volontà precisa di indagare la definizione stessa di parco. I parchi italiani rappresentano un arcipelago di territori, ecosistemi,
paesaggi assai diversi. Come diverse sono le definizioni che il concetto di parco racchiude: parchi nazionali, regionali, riserve, zone umide, oasi, reti e aree protette. Un immaginario comune tanto
ricco quanto complesso, che investe l'intera geografia della penisola, da Nord a Sud. Non solo ambiente ma abitanti, persone, centri di visita, centri di educazione e formazione, scuole e università, diritti e istituzioni. Un brulicare di aspettative e prospettive non sempre coerenti. A partire dall'estate del 2014, il collettivo ha deciso di investigare questa complessità, scegliendo di mettere a fuoco il paradigma del confine. Dove inizia e finisce un parco? Se osserviamo un parco è evidente che le relazioni che esso instaura con il territorio non si esauriscono nella sua delimitazione amministrativa. In qualche modo il futuro, o la salute di un parco, dipendono da ciò che accade dentro e fuori di esso.

Synap(see) nasce nel 2011 ed è composto da:

Andrea Buzzichelli
Emanuela De Luca
Paola Fiorini
Antonella Monzoni
Stefano Parrini
Giovanni Presutti

Il prossimo lavoro che darà vita ad un nuovo magazine è “Fiume” di cui si possono seguire gli sviluppi sul blog del collettivo alla pagina http://synapseeblog.tumblr.com/fiume.
Complimenti e buon lavoro.

sabato 28 maggio 2016

#064 - Un uomo a metà





Un uomo a metà



Vivo giorni malfermi inseguendo i miei passi,
Vivo giorni brutali avanzando sui sassi,
Sono un nuovo Godzilla con i piedi d’argilla,
Sono un falso Cirano a cui trema la mano.



Ecco che arriva un altro giorno bastardo,
La luce negli occhi m’infiamma lo sguardo,
Il cuore martella trafelato nel petto,
Godot mi ha detto: Domani ti aspetto!



Guardo fuori dall’uscio, senza uscire dal guscio,
Resto seduto sul trono di una vita da poco,
Gioco a scopa col mondo nascondendo le carte,
Sono un genio incompreso senza arte né parte.



Esisto perché proietto un’ombra sul muro,
Colleziono giornate ma non vedo un futuro.
C’è una parte di me che non sa cosa fa,
Sono un uomo a metà che non sa dove va.

© Maurizio Leoni

domenica 3 aprile 2016

#063 - Ricomincio da Tre


Quando ho deciso di dedicarmi alla pittura ho pensato “Ricomincio da Tre” come il titolo del celebre film diretto nel 1981 da Massimo Troisi.
Ricomincio da Tre perché dopo essermi messo alla prova con la fotografia e la scrittura, da qualche mese a questa parte ho il privilegio e la fortuna di potermi dedicare anche alla pittura, con risultati tutti da verificare.
Ma soprattutto Ricomincio da Tre perché nella mia imprevedibile vita d’artista “da strapazzo” due tele le avevo già realizzate e da qui nasce la storia che vi voglio raccontare.
Quando ho conosciuto mia moglie, era lei la pittrice provetta che amava partecipare alle estemporanee che venivano organizzate in giro per la nostra regione.
Io che all’inizio l’accompagnavo divertito, ad un certo punto ho cominciato ad annoiarmi e così una volta a Torchiagina decisi di partecipare tanto per passare il tempo, senza aver mai preso in mano un pennello in vita mia.
Era il 2004 e a distanza di anni l’orribile crosta è ancora appesa in un angolo nascosto del nostro appartamento.
Ho immaginato il paese proiettato mille anni più avanti, sotto un sole nero ad illuminare un cielo grigio con nuvole rosse, ho dipinto la Torchiagina del 3004 con grattacieli, torri, ciminiere fumanti, auto e quanto altro.
Sullo sfondo il Monte Subasio ancora miracolosamente verde e sotto, più vicino, la collina con il castello di Sterpeto tutto nero.
A parte la tecnica pittorica appare in ogni caso l’irremovibile visione pessimistica sul futuro dell’umanità.
Qualche tempo più avanti a Solomeo ritentai e confezionai divertito la mia seconda opera raffigurante un giullare in primo piano con il campanile e il paese in festa sullo sfondo.
Questa tela si è guadagnata, con il permesso di mia moglie Katia, l’affissione su una parete della camera di Damiano.
Queste due esperienze mi bastarono e abbandonai pennelli e tavolozza in favore di quella macchina fotografica che da sempre mi accompagna.
In cuor mio però ho sempre coltivato segretamente il sogno di diventare pittore, magari per colorare le giornate della mia vecchiaia e cioè, quando con i passi corti e i riflessi rallentati sarei andato in pensione.
La legge Fornero mi ha convinto ad anticipare i tempi.

lunedì 14 marzo 2016

#062 - Umbria Paesaggio

Archivio Famiglia Leoni
Via Indipendenza, Petrignano di Assisi (PG)

Umbria Paesaggio sarà il titolo del mio nuovo lavoro.
L’idea è quella di mettere insieme in due grossi album alcune stampe del mio prezioso patrimonio fotografico (analogico e digitale) al fine di farne un racconto intimo e personale delle cose che amo e che per questo motivo ho fotografato.
Le foto saranno di tutte le dimensioni, dal formato tessera 5x5 cm. minimo fino al 20x20 cm. max e saranno accompagnate da didascalie, massime, schizzi, appunti, date, annotazioni e quanto altro possa arricchire la narrazione.
La raccolta avrà inizio a partire dalla scatola metallica di vecchie foto, un po’ ingiallite e dai bordi incerti e consumati che appartengono alla mia famiglia e che mi sono state tramandate negli anni per poi passare alle vecchie cartoline che ho messo via nel tempo, sia mie che altre acquistate nei famosi mercatini dove si trova un po’ di tutto, per poi arrivare ai miei primi scatti (negativo e diapositiva).
Di seguito continuerà la mia ricerca sul paesaggio umbro da Petrignano di Assisi a Bastia Umbra, dal Trasimeno alla Valnerina, da Città della Pieve a San Leo Bastia e così via.
La sequenza di immagini sarà in ordine più o meno cronologico e il bello sarà poter inanellare una serie che possa attirare l’attenzione e/o stimolare la curiosità dei fruitori di questa raccolta che di tanto in tanto potranno visionarne il contenuto a colori o in bianco e nero.
Il tempo vola (si diceva), le cose intorno e insieme a noi cambiano e attraverso le istantanee percepire queste mutazioni, riconoscendo nel paesaggio che varia lo scorrere inesorabile degli anni e delle nostre vite.
Un lavoro personale, quasi familiare da sfogliare con un caro amico nelle sere d’inverno, di fronte al camino, ascoltando un po’ di jazz e sorseggiando un bicchiere di quello buono.
E in quel momento la memoria così generosamente stuzzicata riporterà alla luce luoghi, episodi, persone che hanno caratterizzato la nostra esistenza strappandoci a volte una mezza lacrima, altre volte un bel sorriso.
Stampare le foto e ordinarle in qualche modo per dare un senso compiuto al nostro lavoro, per costruire la memoria e combattere il deserto digitale.
Questo sarà Umbria Paesaggio.
Ciao!

martedì 23 febbraio 2016

#061 - Paul Strand


Quando mi capita di raccontare a qualcuno della mia esperienza di fotografo dico sempre che fin dal primo momento non ho mai smesso di riprendere “tutto ciò che mi circonda” facendo implicitamente riferimento alla famosa massima di Paul Strand, uno dei padri della fotografia diretta o straight photography che all’inizio del ‘900 si opponeva al pittorialismo fotografico.
Per wikipedia, l’enciclopedia libera, Paul Strand (New York, 16 ottobre 1890 – Orgeval/Francia, 31 marzo 1976) è stato un fotografo e videomaker statunitense, che, insieme ad altri grandi fotografi modernisti come Alfred Stieglitz ed Edward Weston, contribuì, all'inizio del XX secolo, a conferire alla fotografia la dignità artistica che a tutt'oggi conserva.
La sua critica nei confronti del pittoricismo storico verteva sul fatto che si rifacesse ad un modello artistico quale le pittura, mentre lui ed in generale la straight photography nord americana ponevano alla base della qualità formale delle loro fotografie proprio il fattore tecnico meccanico che per anni era stato proprio quello che l'aveva distanziata dal mondo dell'arte, che invece vedeva la pittura come arte tout court. Alla luce della rivoluzione del ready made ad opera di Marcel Duchamp la fotografia può quindi ispirarsi al reale senza risultare per questo non artistica.
Per me Strand è stato all’inizio del mio percorso un maestro assoluto, un esempio da seguire e per quanto nella mia fotografia mi limitassi ad esplorare un piccolo spicchio di mondo quale è la mia Umbria ho sempre cercato di applicare con i miei mezzi limitati quel realismo fotografico in bianco e nero che facevano di un’istantanea un documento, di una fotografia una testimonianza.
Il libro che ho in casa è una bellissima pubblicazione edita da F.lli Alinari S.p.a. del 1995 “Il mondo davanti alla mia porta” 1950-1976 del formato di 24x29 cm. con all’interno “Paul and Hazel Strand: Un ritratto intimo” di Catherine Duncan e “Concepire il tempo senza tempo: il concetto di ritratto culturale nelle opere di Paul Strand” di Ute Eskildsen.
Interessante il fatto che Paul Strand oltre che di fotografia si è interessato anche di cinema realizzando alcuni film come i due documentari “Manhatta” nel 1921 e “Native land” 1942.

Dal titolo del film “Native land” mi sono ispirato per dare il titolo alla mia pubblicazione: Umbria terra natìa.

Link:


giovedì 31 dicembre 2015

#060 - Il tempo vola



Quello del tempo che passa è un vecchio tarlo che assilla la mia mente e quella di chi come me spesso si interroga su “cosa stiamo facendo”, “dove stiamo andando” e così via.
Nella mia piccola vita d’artista, se così posso definirmi, ho anche confezionato, era il 2010, un taccuino con disegni, foto e appunti che ho intitolato “Il tempo vola”, il cui unico destinatario era l’allora duenne Damiano Leoni.
Prendendo spunto da questo lavoro ci sono state successivamente altre occasioni dove questo tema è di nuovo emerso con l’esposizione di opere che ho intitolato, per l’appunto, “Tempus fugit”.
La sensazione è che si vada troppo in fretta, ma questa non è certamente una novità.
Appare evidente che se c’è un momento adatto per simili riflessioni è proprio quello dell’ultimo dell’anno che viene festeggiato con i migliori auspici e con rinnovata speranza che l’anno che verrà sia migliore di quello appena trascorso anche se personalmente mi accontenterei anche di un pareggio.
Nell’immaginario comune il ciclo del tempo è quasi sempre identificato con una ruota che gira inesorabilmente e che non perde mai un colpo ed ecco che l’anno in corso sta terminando la sua corsa per passare il testimone al 2016 nell’inarrestabile staffetta del conto del tempo che passa.
Nel 2015 sono entrato nel mio cinquantatreesimo anno di vita e come tutti gli anni il periodo che sto lasciandomi alle spalle mi ha riservato, alti e bassi, luci e ombre, gioie e dolori.
Il primo pensiero va ad un amico caro che quest’anno ha perso la vita in un tragico incidente stradale e che mi fa riflettere su quanto precaria sia la nostra permanenza su questo mondo.
Detto questo ci sono alcune cose buone del 2015 che meritano di essere ricordate.
La prima è che con il presente blog sono riuscito a superare le 10.850 visite per i 59 post precedenti a questo che complessivamente ho pubblicato a partire dal 5 febbraio 2013.
La seconda è che sono riuscito a stampare, grazie alla casa editrice Edizioni Era Nuova, il mio libro Umbria terra natìa a coronamento di un lavoro di indagine fatto fuori e dentro di me.
La terza è che ho cominciato a dipingere iniziando così ad esplorare un mondo che mi ha sempre affascinato e con il quale sapevo bene che prima o poi avrei dovuto fare i conti.
Per il resto mi auguro e auguro a tutti voi tanta serenità e un po’ di sana, vitale, sacrosanta lentezza.

Buon 2016.