sabato 23 maggio 2015

#051 - Insegnare fotografia nelle scuole

© foto di Maurizio Leoni

Prendo spunto da una recentissima esperienza personale per affrontare su questo blog un tema importante e al quale tengo molto e cioè l’insegnamento della fotografia nelle scuole di ogni ordine e grado.
La cosa mi interessa più come padre di un quasi settenne che come cultore delle immagini fotografiche, nel caso davvero lo fossi.
Nell'epoca delle faccine che ridono o che piangono e che rimbalzano nei messaggi telefonici di grandi e piccini rimane abbastanza semplice far comprendere come le immagini comunicano assai più delle parole.
Quello che non si comprende è come mai nel mondo attuale, dove c’è un uso e un abuso delle informazioni fotografiche, la scuola non affronti in maniera esaustiva l’argomento dotando i ragazzi di strumenti tali da far capire loro come difendersi da un simile bombardamento mediatico.
Se è vero come è vero che la fotografia “mente”, perché i nostri ragazzi non devono scoprirlo fin da subito?
In meno di un secolo siamo passati dal vedere poche immagini in tutta una vita ad osservarne migliaia in un solo giorno senza comprenderne appieno il significato, ma subendone sicuramente gli influssi.
Michele Smargiassi, giornalista e blogger di Repubblica ha scritto un libro che tutti dovrebbero leggere dal titolo “Un’autentica bugia” e dal sottotitolo “La fotografia, il vero, il falso” edito da Contrasto nell'anno 2009.
Sulla quarta di copertina è citato Lewis Hine che afferma “La fotografia non sa mentire, ma i bugiardi sanno fotografare” e poi il Fotocrate continua “La fotografia ha sempre mentito perché non può fare altro, perché il processo di trasposizione della realtà in un’immagine bidimensionale glielo impone, perché la sua fabbricazione richiede una lunga catena di scelte, ognuna delle quali modifica la trama e il suo senso”.
Oggi tutti siamo fotografi e tutti viviamo di fotografie, ma nessuno si interroga sulla reale portata del fenomeno che tutti siamo abituati a subire passivamente.
Se la fotografia è un linguaggio perché non dovremmo imparare a decifrarne la struttura e percepirne i segreti fin da bambini?



sabato 25 aprile 2015

#050 - Umbria terra natìa



Dopo quasi due mesi dall'ultimo post che ho divulgato su IntraVedo torno baldanzosamente ad occuparmi delle pagine di questo blog festeggiando la cinquantesima presenza.
Nel frattempo tante cose sono successe, una addirittura memorabile, sono diventato l’autore di un libro di successo.
Umbria terra natìa di Maurizio Leoni, Edizioni Era Nuova, 2015 - ISBN 9788866620990
Questo è ovviamente solo la conclusione di un percorso lungo e accidentato che mi ha portato in maniera quasi inconsapevole alla pubblicazione di questo piccolo volume.
Non sono stati sufficienti infatti l’amore per questa terra, la passione per la fotografia, la voglia di raccontare e di mettersi in gioco per raggiungere questo ambizioso risultato, c’è voluto il folle amore di un padre per il suo piccolo figlio e una serie di pensieri e valori da voler tramandare per far scattare la molla di mettere in piazza me stesso nudo e crudo.
Ringrazio in ordine sparso: la mia famiglia, la casa editrice Edizioni Era Nuova, l’associazione Istanti - Fotografia e Cultura che ha patrocinato questa pubblicazione, gli amici Foscolo Agnessini, Simone Barni, Cecilia Bruschi, Giuseppe De Francesca, Vinicio Drappo, Vincenzo Migliorati e Marcello Volpi che mi hanno supportato e sopportato.
Un pensiero particolare anche all'amico Enzo Fratalia per il sostegno a distanza.
Ringrazio inoltre tutte le persone, istituzioni e associazioni che con la loro disponibilità mi hanno permesso di divulgare e far conoscere questa mia pubblicazione e sono grato fin da adesso a chi alla stessa maniera lo farà da oggi in avanti.
Adesso che sono anche uno scrittore, oltre che fotografo e artista della domenica, posso invecchiare in pace insieme a questo mio piccolo capolavoro.
Grazie a tutti, grazie davvero.

domenica 1 marzo 2015

#049 - Joe Oppedisano


Grazie all’ennesima iniziativa dell’associazione Istanti – Fotografia e Cultura presto avremo il privilegio di ospitare qui in Umbria una grande personalità dell’universo fotografico italiano ed internazionale.
In attesa di quel momento proviamo ad anticipare un po’ i tempi cercando di scoprire insieme chi è Joe Oppedisano, qual’è la sua storia e quali sono le cose che lo hanno reso celebre.
Per fare questo attingo a piene mani dal suo sostanzioso curriculum che Joe stesso mi ha autorizzato a pubblicare integralmente:
“Nato a Gioiosa Ionica (RC) nel 1954, a otto anni si trasferisce a New York con la famiglia.
Giovanissimo comincia a dedicarsi alla fotografia; nel 1971 si scrive al Queens College di New York e nel 1973 frequenta un corso di fotografia presso la stessa Università.
Nello stesso anno frequenta la School of Visual Arts di New York; contemporaneamente approfondisce la sua esperienza professionale lavorando come assistente per alcuni noti fotografi pubblicitari.
Nel 1976 avvia la sua carriera di free-lance; per l’Alitalia di New York compie un reportage di promozione turistica in Toscana e, nello stesso anno, svolge un sopralluogo in Friuli, dove realizza una seria fotografica sulle zone terremotate e sui senza tetto, lavoro pubblicato sul quotidiano americano Philadelphia Herald.
Nel 1979 è invitato dall'International Center of Photography di New York a “Venezia ’79 la fotografia”, dove è assistente di vari gruppi internazionale di lavoro.
Nel 1982 torna in Italia e si stabilisce a Milano: qui, oltre a svolgere reportage culturali per la rivista americana “Attenzione” in qualità di inviato, collabora con diversi agenzie e case editrici -Rizzoli, Mondadori-, realizzando servizi per riviste e numerose campagne pubblicitarie: tra queste per Adidas, Yomo, Pionier, Hitachi, Panasonic, Grundig, KodaK, Apple, Fiat, Alfa Romeo, Campari , R.A.S. American Express.
Parallelamente al lavoro commerciale svolge un’autonoma e continua sperimentazione sull’immagine, che lo spinge a indagare generi diversi, come il ritratto, il paesaggio, il nudo e ad approfondire anche aspetti tecnico- strumentali del mezzo fotografico.
Nasce così un linguaggio originale basato su un prolungamento del tempo reale di visione dell’immagine; una tecnica ottenuta da Oppedisano grazie a modifiche da lui studiate e messe in opera sulla sua macchina fotografica (per le sue caratteristiche unica al mondo) in grado di ottenere una fusione tra un fotogramma e un altro.
I risultati di tale incessante ricerca sono stati pubblicati su numerose riviste specializzate, e esposti a numerose mostre in Italia e all’estero.
Nel 1987 utilizza la grande Polaroid 50x60, di cui sono stati realizzati solo tre esemplari, realizzando una serie di immagini acquistate dalla Collezione Polaroid Internazionale.
Nel 1989, sempre con la Polaroid 50x60, riprende una galleria di ritratti, non solo di persone ma anche di animali e oggetti, dedicata al mondo del circo.
Nel 1990 esegue l’affascinante serie di personaggi in costume, realizzata in uno studio all’aperto in Piazza Duomo a Milano durante il Carnevale.
Nel 1991 ancora in collaborazione con la Polaroid, partecipa alla mostra in progress “Sviluppi non premeditati”, ordinata presso il palazzo delle Esposizioni di Roma, avviando in tale occasione anche un progetto centrato su musicisti e artisti di strada.
Nel 1994 continua questa ricerca con una mostra in progress a Ferrara durante il Buskers Festival.
Nel 1995 è invitato dal museo Alinari di Firenze alla mostra “Un Secolo di Ritratti in Italia 1895-1995” organizzata nell’ambito della Biennale di Venezia.
Nel 1997 gli viene commissionato dalla Imation 3M una sequenza di immagini di N.Y. con le macchine usa e getta, sequenza pubblicata dall’editore Federico Motta. Nel 1998 l’editore Federico Motta pubblica la sua ricerca, svolta nell’arco di oltre 10 anni, sui personaggi del circo. Dopo il successo del volume di “New York”.
Nel 1999 la Imation 3M commissiona un nuovo volume “On The Road” utilizzando le macchine usa e getta. L’editore Charta Pubblica il volume “Inner Self”, una nuova ricerca sul ritratto, nell’occasione della mostra alla galleria Lattuada di Milano.
Nel 2000 produce per Olivetti il Calendario usando la sua tecnica “Inner Self”.
Nel 2001 viene invitato all’Arte Fiera di Bologna per la performance “Mostra in Progress” dove realizza una seria di ritratti di vari artisti e personaggi del mondo del Arte.
Nel 2002 e invitato a esporre “Collages & Estensioni” alla Québec Art Fair (Canada).
Nel 2003 è invitato da Uliano Lucas e la Fondazione Mazzotta a partecipare alla “Grande collettiva il Bacio” e nel stesso periodo inaugura una sua Personale “Estensioni Musicali” al Museo Nazionale della Musica all’Havana, Cuba.
Nel 2004 Giulio Einaudi Editore pubblica tre sue immagini nel volume Storia d’Italia Annali n 20 “L’immagine Fotografica” nello stesso periodo è presente alla Biennale di Brescia con la sua mostra ormai storica “Il Circo”. Gli vieni assegnato il Trofeo Internazionale “Una vita per la fotografia”.
Nel 2005 inaugura la sua mostra “Unusual Portraits” a Ferrara, e invitato a partecipare alla Mostra collettiva “Maestri Fotografi” al Museo Peggy Guggenheim di Venezia, è invitato a tenere un corso di specializzazione di fotografia alla Università Cà Foscari di Venezia.
Nel 2006 espone “Unusual Portraits” al Festival di Fotografia di Gabbice Mare.
Nel 2007 e invitato a tenere un corso di fotografia all’Accademia di Belle Arte di Brera Milano.
Nel 2008 espone “Collages al Festival Internazionale” di Fotografia a Orvieto, e invitato a esporre alla Biennale di Fotografia di Alessandria.
Nel 2009 espone “Cina 1984 Polaroids” al Museo di Fotografia d’Autore nella Mostra la Magia della Polaroid.
Nel 2010 espone “De Construction” Castello di Corigliano Calabro.
Nel 2011 espone “De Constuction” Villa Mirra Cavriana e invitato nella collettiva “Arte a Mantova 2000-2010”.
Nel 2012 espone nella collettiva “Vedere Meglio” Museo dell’Occhiale.
Pieve di Cadore- Belluno.
Nel 2013 espone al MIA Milano, Galleria Wave Brescia, Nella Collettiva Time 3 Oci di Venezia.
Nel 2014 espone nella Collettiva “Slow Photo” Art Fiera di Bologna.
In questo periodo tiene un corso di fotografia all’ISIA di Urbino nel biennio di specializzazione.
Vive Tra New York e l’Italia.”

Cosa aggiungere in più?
Un saluto alla maniera di Joe… Cheers.

Link:
http://www.jeymeg.com/the-original-joe-oppedisano/

mercoledì 18 febbraio 2015

#048 - Italia Metafisica di George Tatge


Sulla pagina Facebook della splendida Villa Bardini è scritto che la stessa villa seicentesca è un luogo fatto di arte, natura, moda, cultura, divertimento e musica. Vieni a passeggiare per i vialetti del nostro giardino, fatti stupire dal panorama, osserva la straordinaria collezione di moda, partecipa agli eventi... ti aspettiamo.
E quale migliore momento per visitare questo Museo d’Arte se non l’ultima mostra del maestro fotografo George Tatge che prenderà il via il 22 febbraio prossimo e che si intitolerà Italia metafisica?
Da non sottovalutare che per l’occasione la visita all’esposizione è gratuita col pagamento, a prezzo ridotto, del solo ingresso alla villa dove sono visitabili anche i musei Annigoni e Capucci nonché la terrazza panoramica.
L’evento, promosso dalla Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron con il patrocinio del Comune di Firenze e la collaborazione del Consiglio Regionale della Toscana, nell’ambito della Festa della Toscana e di BassmArt, è dedicato alle tracce dell’operare umano sul territorio, alle sue realizzazioni con tutti i significati sociali, industriali e religiosi che le connotano.
La mostra che presenta frammenti di una realtà caratterizzata da giustapposizioni bizzarre e surreali è curata da Diego Mormorio e sarà presente per un mese presso questa prestigiosa sede fiorentina per poi trasferirsi in differenti sedi espositive di altre città.
Le 66 opere esposte sono accompagnate da un libro pubblicato da Contrasto, con testi dello stesso Mormorio e Carlo Sisi.
Tale pubblicazione di sicuro valore non può assolutamente mancare nella mia e nella vostra biblioteca.
Io vado il 15 marzo… chi viene con me?

Altri Link:

venerdì 9 gennaio 2015

#047 - Istanti - Fotografia e Cultura

I membri del direttivo

Sappiamo bene il ruolo che hanno avuto i circoli fotografici nel secolo scorso e quale importante contributo siano stati capaci di apportare in termini di evoluzione della cultura fotografica.
Alcuni di questi come la Bussola istituita a Milano nel 1947, la Gondola di Venezia nata nel 1948 o il MISA di Senigallia fondato nel 1954, hanno scritto pagine memorabili sfornando autori che hanno fatto la storia della fotografia italiana.
Ma quale significato ha nel mondo di internet e dei social network come quello di oggi dare vita o appartenere ad un’associazione fotografica?
Come spesso succede ad una domanda come questa non sempre è possibile dare una risposta univoca perché molto dipende dai punti di vista.
Al giorno d’oggi dove il ruolo stesso della fotografia sembra essere messo in discussione, se non addirittura superato, a noi di Istanti ci piace dichiarare che fotografiamo per “legittima difesa” facendo propria un’affermazione del presidente Vinicio Drappo.
Ma facciamo un passo indietro.
L’associazione Istanti – Fotografia e Cultura viene fondata il 26 novembre del 2006 da uno sparuto gruppo di fotografi del quale ho l’onore di far parte.
Lo statuto dell’associazione, che non ha fini di lucro, recita all'art. 2 che l’associazione stessa “ha lo scopo di promuovere la fotografia come mezzo di espressione artistica”.
In effetti le finalità del gruppo erano quelle di costituire un’associazione che rispondesse ad una domanda sempre più crescente di cultura fotografica in Umbria e non solo.
Dopo quasi dieci anni di attività possiamo affermare, se non di aver centrato l’obiettivo, di esserci andati almeno abbastanza vicino.
Il pensiero che ci accomuna è quello della consapevolezza che la fotografia è ricerca, comunicazione e linguaggio e non solo attrezzatura e photoshop; insomma è uno strumento per esprimersi e per manifestarsi e non per apparire e compiacersi.
È la persona che fa il fotografo e non viceversa.
Convinti che la conoscenza sia alla base di tutto perché “fotografiamo quello che siamo e siamo quello che conosciamo” abbiamo intrapreso un percorso culturale che ci ha portato ad incontrare critici e fotografi di valore assoluto.
Questa è la strada che ci siamo scelti, che è fatta, e non è secondario, anche di amicizia e condivisione, di rispetto per il proprio percorso e per quello degli altri e fino adesso ha funzionato.
I membri del direttivo nella foto in alto sono da sinistra verso destra:
Vincenzo Migliorati, Luciana Ciuffini, Sebastiano Giuffrida, Giuseppe De Francesca,
Nadia Cianelli, Vinicio Drappo, Marco Polticchia, Maurizio Leoni,
Tiziana Nanni, Luca Tabarrini e Claudia Ioan, mentre l’associazione tutta conta attualmente oltre 70 iscritti.
Dal 2006 ad oggi abbiamo inoltre attribuito il titolo di socio onorario a tre personalità “meritevoli per il loro impegno e capacità nel campo delle arti fotografiche”, che sono Enzo Fratalia di Cammarata (AG), Marcello Volpi di Città di Castello (PG) e Marcello Sparaventi di Fano (PU).
Come disse Man Ray: “Di sicuro, ci sarà sempre chi guarderà solo la tecnica e si chiederà come, mentre altri di natura più curiosa si chiederanno perché”.
Felice Anno Nuovo.

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sabato 20 dicembre 2014

#046 - Viaggio in un paesaggio terrestre



Penso che a volte per leggere un libro bisogna aspettare un momento preciso, cioè attendere fino a quando non si è pronti ad accoglierlo e farlo proprio.
Questo mi è successo con Viaggio in un paesaggio terrestre di Vittore Fossati e Giorgio Messori acquistato il 16 aprile 2013 e che solo oggi, non so bene perché, sono riuscito a leggere compiutamente ed apprezzare appieno.
Senz'altro non riuscirò a restituire con le parole le emozioni che ho provato nel leggere questo libro composto da immagini e narrazioni, ma posso sicuramente affermare che nel momento stesso in cui sono riuscito a calarmi in esso mi è sembrato subito tutto familiare, fino a provare un sentimento di amicizia nei confronti di coloro che questo libro lo hanno pensato, scritto, prodotto, realizzato.
Vittore Fossati è un fotografo che vorrei senz'altro incontrare tanto mi affascina il suo lavoro e la sua persona per quel poco che sono riuscito a intercettare su di lui nei moderni mezzi di comunicazione.
Lo stesso discorso vale per Giorgio Messori che non conoscevo affatto ma che attraverso questo libro ho imparato ad amare ed apprezzare, salvo poi apprendere con grande tristezza che non è più tra noi a causa di una malattia che lo ha portato via prematuramente nel 2006.
Tornando al libro, Viaggio in un paesaggio terrestre è per l’appunto un “viaggio” che i due amici, l’uno fotografo e l’altro scrittore intraprendono al fine di realizzare un libro illustrato sul paesaggio partendo da un luogo dell’Appennino reggiano fino “a cercare di ritrovare luoghi descritti da poeti e pittori che avevano messo il paesaggio, e l’arte di rappresentarlo, in un punto vitale della loro opera e dei loro pensieri”.
Questo testo, qualora ce ne fosse bisogno, rappresenta uno splendido esempio di come la fotografia e la scrittura possono convivere benissimo all’interno dello stesso contenitore e come gli stessi autori affermano “Abbiamo anche sempre tenuto conto che il libro era un progetto comune che doveva travalicare le rispettive competenze, il fatto che uno scrivesse e l’altro fotografasse. Perciò non sarebbe nemmeno giusto distinguere due autori, perché molte cose scritte nascono dal fotografo, e alcune inquadrature sono state suggerite dallo scrittore”.
Buon Natale.

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lunedì 8 dicembre 2014

#045 - Walker Evans


Uno degli assoluti protagonisti della stagione contrassegnata dall’esperienza della Farm Security Administration (FSA) è stato sicuramente Walker Evans (1903-1975) che con la sua opera non solo ci ha lasciato un patrimonio inestimabile di documenti fotografici di grande valore ma ha influenzato con il suo linguaggio il modo di fotografare delle successive generazioni di fotografi in tutto il mondo.
In Italia le fotografie di Walker Evans oltre che plasmare i fotografi del tempo, suggestionarono gli autori del cinema neorealista e più tardi ispirarono persino il geniale lavoro di Luigi Ghirri.
Evans fu un pioniere della “straight photography” mettendo al primo posto la realtà, servendosi del moderno mezzo fotografico come strumento di verità e di testimonianza.
Scrive Roberta Valtorta a pag. 114 del suo libro “Il pensiero dei fotografi – Un percorso nella storia della fotografia dalle origini a oggi” edito da Bruno Mondatori (collana Campus) nel 2008, ricerca iconografica a cura di Giovanna Calvenzi ISBN 9788861592483:
L’America viva, vera, tra l’industrializzazione e un passato agricolo, è invece il grande tema sul quale lavora, a partire dagli anni Trenta, Walker Evans, l’indiscusso maestro della fotografia documentaria. La sua fotografia diretta mostra l’ambiente contadino, la provincia, le periferie urbane, le architetture industriali, le pubblicità, le strade e distributori di benzina, i pali della luce e la segnaletica stradale, le automobili, i segni del cambiamento capitalistico di una civiltà che si avvia verso un benessere carico di contraddizioni, solitudini, malinconie.
Ci vuole poco a capire che il grande maestro americano è il padre della maggior parte delle fotografie che ancora oggi vediamo e ammiriamo nelle gallerie, nei musei, nelle riviste, sui libri, in internet e anche (con devozione e rispetto) nelle nostre ricerche.
Il libro che ho in casa è un testo in inglese di 368 pagine dal titolo Walker Evans - The Hungry Eye di John T. Hill e Gilles Mora edito da Thames & Hudson del 2004 ISBN 9780500285299 con 470 illustrazioni di cui 25 a colori e di piccole dimensioni 201 x 162 x 21 mm.
Spero quanto prima di poterne acquistare di nuovi (o usati) con immagini più grandi, magari in italiano.