© fotografia di Maurizio Leoni
La Polaroid passerà alla storia per la costruzione di fotocamere istantanee (la prima fu venduta nel 1948) e la produzione di pellicole autosviluppanti sulle quali, come per incanto, le immagini prendevano forma e colore in pochi secondi.
Nella nostra attuale “inciviltà” delle immagini parlare di Polaroid è come fare un salto nella preistoria della fotografia e questi piccoli ritagli di tempo e di spazio, dal contorno bianco, con dentro strane immagini dai colori ammorbiditi dal tempo presto faranno lo stesso effetto di un dagherrotipo.
I nativi digitali faranno fatica a capire di cosa si tratta nel caso fortunato che un giorno se ne dovessero ritrovare una fra le mani.
Già, perché se il fenomeno c’era è quasi svanito e se ancora resiste in qualche angolo del mondo è ad esclusivo appannaggio di un manipolo di irriducibili artisti e fotografi.
Il grande merito dell’invenzione di Edwin Land (1909 – 1991) è stato soprattutto quello di portare la fotografia in tutte le case in quanto accessibile a tutti e di facile uso e consumo.
Mi ricordo che era consuetudine negli anni ‘80 regalare un apparecchio Polaroid in occasione di Cresime o Comunioni.
Personalmente non ho avuto questa fortuna ma ricordo bene la gioia dei bambini, tanto somigliava ad un giocattolo la curiosa scatola di plastica che vomitava una tessera magica registrante le facce sorridenti di amici e parenti.
Ma anche artisti famosi (Andy Warhol, David Hockney, etc.) e grandissimi fotografi (Franco Fontana, Luigi Ghirri, Nino Migliori, tanto per rimanere in Italia) hanno utilizzato per i loro lavori questo straordinario mezzo espressivo.
Pellicole spellicolabili o immagini da distaccare e trasferire su un altro supporto, da usare singolarmente o in creativi mosaici, manipolate, grandi o piccole ma ognuna di esse unica e irripetibile.
Nel febbraio del 2008 arriva il momento che non ti aspetti e la Polaroid Corporation annuncia la cessazione della produzione di pellicole istantanee rendendo praticamente inutili tutte le fotocamere presenti nel mondo ed ancora perfettamente funzionanti.
Per fortuna queste vecchie regine della fotografia istantanea hanno ripreso vita grazie alle nuove pellicole “Impossibile” ora facilmente reperibili sul mercato in diversi formati sia a colori che in bianco e nero.
"The Impossible Project" è un team di tecnici, esperti e imprenditori che si è adoperato, per la gioia di tutti gli appassionati, per rimediare alla decisione dell’azienda originaria di abbandonare la produzione delle pellicole a sviluppo istantaneo per tutte le macchine Polaroid.
Mi piace ricordare che sul mercato delle istantanee sono presenti anche le fotocamere e pellicole Fuji Instax che pur con caratteristiche diverse risultano allo stesso modo piacevoli da usare.
In ogni caso la morale è sempre la stessa, con l’avvento del digitale la materia ha lasciato lo spazio all’antimateria dove tutto il mondo viene registrato, inviato, trasmesso, consumato e disperso attraverso una stringa irreale di 0 e di 1 e per l’analogico e la magia della Polaroid non c’è più posto.
Resistere come resiste e anzi rilancia il grande artista e fotografo italiano Maurizio Galimberti apprezzato in tutto il mondo per le sue polaroid che anche recentemente ha esposto a Venezia più di 150 immagini in una mostra intitolata “Paesaggio Italia” che purtroppo mi sono perso.
Speriamo che ci sarà presto un’altra occasione.
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