fotografia di Maurizio Leoni |
Oggi vorrei parlare di territorio in una maniera un po’ insolita da chi cura e gestisce (sempre per imparare e mai per insegnare) un blog sulla fotografia di paesaggio.
Stamattina alla radio, mentre mi recavo al lavoro, ho appreso la notizia che è in corso la Settimana del Pianeta Terra ovvero l’Italia alla scoperta delle Geoscienze (dal 12 al 19 ottobre) e questa è la parte buona, ma ho scoperto anche che in Italia, ogni secondo vengono consumati 8 mq di territorio e che negli ultimi 40 anni è stata cementificata o asfaltata, insomma resa impermeabile, una superficie pari all'estensione della Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna messe insieme.
Nei giorni dell’ennesimo disastro di Genova mi sembra veramente tanta roba.
Ma la colpa di tutto questo di chi è?
A guardarsi intorno non mi sembra che il popolo italiano (me compreso) sia poi così affezionato all'ambiente e quando si tratta di soddisfare i propri interessi prima viene il tornaconto personale e successivamente, ma molto dopo, il bene comune.
Oppure il problema è addirittura più grande e abbraccia l’intera umanità.
Qualche giorno fa, nella mia città, ho potuto assistere ad un incontro, organizzato dall'Agenzia Fiera delle Utopie Concrete nell'ambito di Fà la cosa giusta! Umbria, sul tema Imparare per la conversione ecologica il quale mi ha fatto pensare e mi ha fatto ronzare in testa diversi interrogativi, uno su tutti:
Quale futuro ha la specie umana, ormai votata all’estinzione e che molti dicono unica specie al mondo in grado di autodistruggersi consapevolmente?
Forse è giunto il momento ormai improrogabile di una riflessione attenta e soprattutto sincera su questi argomenti.
E come al solito e del tutto casualmente, cade a fagiolo l’ultimo libro che io, voce narrante, e Damiano, mio figlio di 6 anni che non sa ancora leggere, abbiamo finito di leggere insieme:
L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono (Salani Editore – ISBN 978-88-8451-928-3)
Sulla solita fascetta che cinge il libro, una citazione di José Saramago "Solo chi ha scavato la terra per porne una radice o la sua speranza può aver scritto questo libro. Siamo davvero in attesa che arrivino un bel po' di Elzéard Bouffier reali. Prima che per il mondo sia troppo tardi”.
Meditiamo gente.