martedì 23 febbraio 2016

#061 - Paul Strand


Quando mi capita di raccontare a qualcuno della mia esperienza di fotografo dico sempre che fin dal primo momento non ho mai smesso di riprendere “tutto ciò che mi circonda” facendo implicitamente riferimento alla famosa massima di Paul Strand, uno dei padri della fotografia diretta o straight photography che all’inizio del ‘900 si opponeva al pittorialismo fotografico.
Per wikipedia, l’enciclopedia libera, Paul Strand (New York, 16 ottobre 1890 – Orgeval/Francia, 31 marzo 1976) è stato un fotografo e videomaker statunitense, che, insieme ad altri grandi fotografi modernisti come Alfred Stieglitz ed Edward Weston, contribuì, all'inizio del XX secolo, a conferire alla fotografia la dignità artistica che a tutt'oggi conserva.
La sua critica nei confronti del pittoricismo storico verteva sul fatto che si rifacesse ad un modello artistico quale le pittura, mentre lui ed in generale la straight photography nord americana ponevano alla base della qualità formale delle loro fotografie proprio il fattore tecnico meccanico che per anni era stato proprio quello che l'aveva distanziata dal mondo dell'arte, che invece vedeva la pittura come arte tout court. Alla luce della rivoluzione del ready made ad opera di Marcel Duchamp la fotografia può quindi ispirarsi al reale senza risultare per questo non artistica.
Per me Strand è stato all’inizio del mio percorso un maestro assoluto, un esempio da seguire e per quanto nella mia fotografia mi limitassi ad esplorare un piccolo spicchio di mondo quale è la mia Umbria ho sempre cercato di applicare con i miei mezzi limitati quel realismo fotografico in bianco e nero che facevano di un’istantanea un documento, di una fotografia una testimonianza.
Il libro che ho in casa è una bellissima pubblicazione edita da F.lli Alinari S.p.a. del 1995 “Il mondo davanti alla mia porta” 1950-1976 del formato di 24x29 cm. con all’interno “Paul and Hazel Strand: Un ritratto intimo” di Catherine Duncan e “Concepire il tempo senza tempo: il concetto di ritratto culturale nelle opere di Paul Strand” di Ute Eskildsen.
Interessante il fatto che Paul Strand oltre che di fotografia si è interessato anche di cinema realizzando alcuni film come i due documentari “Manhatta” nel 1921 e “Native land” 1942.

Dal titolo del film “Native land” mi sono ispirato per dare il titolo alla mia pubblicazione: Umbria terra natìa.

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