giovedì 11 luglio 2013

#015 - Centrale Fotografia

Foto di gruppo dell'associazione culturale Centrale Fotografia di Fano (PU)

È sufficiente scorrere le pagine del sito di Centrale Fotografia per avere idea della quantità e della qualità delle iniziative che questa associazione culturale di Fano (PU) riesce a mettere in campo.
Nell’ultimo periodo io stesso ho partecipato il 9 febbario a Pesaro all’iniziativa Pro e Contro “Luigi Ghirri” con Tano D’Amico e Diego Mormorio e il 15-16-17 marzo a Bettona (PG) all’evento “Tre giornate intorno al paesaggio” in collaborazione con Istanti – Fotografia e Cultura.
Leggo invece dalle pagine della prestigiosa rivista “Il Fotografo” che si è appena svolta nello scorso mese di giugno la quinta edizione di Centrale Fotografia, la rassegna annuale sulla fotografia e sull’arte contemporanea a cura di Luca Panaro e Marcello Sparaventi.
L’evento, di grande spessore artistico e culturale, è stato organizzato sempre dall’associazione Centrale Fotografia, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Fano, Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, con la compartecipazione del Consiglio Regionale Assemblea Legislativa delle Marche e con il prezioso contributo di altri sponsor.
Lo scopo dichiarato della manifestazione, che manco a dirlo ha avuto grande successo, è quello di fare il punto sull’attuale panorama artistico italiano, attraverso incontri e approfondimenti con autori, allestimento di mostre, conferenze, tavole rotonde e momenti di riflessione sulla fotografia e l’arte contemporanea nel nostro paese.
Negli anni precedenti la rassegna ha puntato i riflettori dapprima sulla Scuola Fotografica Marchigiana ricordando Mario Giacomelli, Giuseppe Cavalli e Luigi Crocenzi (2009), successivamente ha ospitato importanti artisti come Franco Vaccari e Olivo Barbieri (2010), Mario Cresci e Paola Di Bello (2011), Alessandra Spranzi e Paolo Ventura (2012).
Quest’anno gli ospiti d’onore sono stati Andrea Galvani e Paola De Pietri.
Un altro fiore all’occhiello dell’amico Marcello Sparaventi e dell’Associazione Centrale Fotografia che presiede è la  Scuola di Paesaggio dedicata allo studioso di teoria fotografica Roberto Signorini, che nasce dalla passione di divulgare la cultura del territorio, attraverso il linguaggio della fotografia; momento di studio del paesaggio inteso nel senso più lato del termine (storico, ambientale, architettonico, culturale), ma anche luogo di dibattito intorno alla tecnica fotografica applicata all’indagine sul campo (fotografia di paesaggio e di architettura).
La città di Fano (PU) e la Regione Marche, grazie al lavoro serio e competente di Centrale Fotografia, si sta ritagliando uno spazio importante nel panorama culturale italiano, riuscendo a colmare il vuoto di una proposta culturale spesso arida e povera di idee.
Complimenti a loro.

www.centralefotografia.com

sabato 6 luglio 2013

#014 - La fotografia del territorio


© fotografia di Maurizio Leoni

Nella sua corsa frenetica l’uomo divora il mondo attorno a sé e la realtà in continua mutazione appare come un palcoscenico multiforme in costante evoluzione.
Il tempo vola e lo spazio attorno a noi si trasforma velocemente senza lasciare traccia di quello che è stato.
Il paesaggio insomma cambia nel tempo e troppo spesso si è portati a dimenticare e a rimuovere le immagini del nostro passato senza comprendere quelle del presente.
Fortunatamente esiste “la fotografia” che permette di documentare e conservare visivamente la realtà attraverso una sorta di catalogazione che può diventare racconto storico e strumento di approfondimento sociologico.
Nella sua pur breve storia la fotografia si è fatta apprezzare come efficace veicolo di documentazione, testimonianza e memoria fino a divenire strumento di interpretazione e analisi delle trasformazioni del territorio.
Ci sono esempi celebri in Italia e nel Mondo legati soprattutto a committenze pubbliche come:
-         La Farm Security Administration (1935);
-         La Mission photographique de la Datar  (1983);
-         L’Archivio dello spazio / Provincia di Milano (1987);
-         L’Observatoire photographique national du paysage (1989);
-         Linea di confine / Comune di Rubiera (1990);
-         Lodigiano. Immagini dal territorio / Provincia di Lodi (1996);
-         Rimini Atlas / Provincia di Rimini (2006).
Le campagne fotografiche sono state realizzate da singoli autori o gruppi di fotografi opportunamente selezionati per le loro capacità espressive e hanno comportato la realizzazione di un’ampia quantità di immagini che rappresentano un patrimonio di grande valore storico e culturale.
Questi archivi una volta formati possono essere utilizzati in diversi modi:
-         come strumento di indagine e analisi del territorio per la comprensione del paesaggio contemporaneo a fini pianificatori;
-         in maniera scientifica e sistematica per la catalogazione dei “beni architettonici e ambientali”;
-         come strumento di documentazione e conoscenza da utilizzare per la  formazione di una nuova coscienza collettiva di tutela e salvaguardia del territorio e del paesaggio;
-         al fine di documentare nel tempo la realtà come racconto storico, sociologico ed etno-antropologico;
-         come strumento di promozione turistica e culturale del territorio.
Il nostro bel Paese avrebbe un gran bisogno di questo tipo di indagini che nei casi più fortunati sono lasciati all’iniziativa dei singoli mentre per carenza di sensibilità e/o scarsità di fondi le pubbliche amministrazioni investono sempre meno in operazioni di questo tipo.
In controtendenza la Regione Umbria ha deciso di affidare ad una grande firma della fotografia internazionale (Steve McCurry) l’incarico di realizzare un lavoro per promuovere e documentare il nostro meraviglioso territorio ricco di storia, di cultura e di tradizioni.
Qualcosa ho intravisto.
Sono curioso di vedere il resto.

venerdì 28 giugno 2013

#013 - La Città dell'Uomo


© fotografie di Maurizio Leoni

Nell’anno 2009 ho realizzato questo lavoro che ho intitolato “La città dell’Uomo”.
Con una “Toy Camera” ho annotato le mie percezioni visive originate dalla relazione con l’ambiente urbano durante le frequentazioni sul campo.
La particolare scelta di utilizzare una plasticheggiante e giocattolosa Diana F+ e il linguaggio fotografico che ne consegue è dovuta al voler raccontare la città come contenitore e palcoscenico della vita dell’uomo, senza voler entrare nello specifico del luogo.
Una città anonima, imperfetta, deformata, fuori fuoco, sfuggente agli sguardi delle persone, che forse nemmeno la vedono, ma che tutti i giorni l’attraversano e la vivono.
Nella sostanza, una città meno architetture e paesaggio e più teatro di solitudini, crocevia di vite, incrocio di destini.

domenica 23 giugno 2013

#012 - Le nuvole di Stieglitz


© fotografia di Maurizio Leoni

Le nuvole e le strane forme che esse assumono hanno da sempre acceso la fantasia degli uomini.
È di pochi giorni fa la notizia apparsa anche sulla testata www.repubblica.it della comparsa sul cielo di Perugia di una nuvola con la forma del profilo di Beppe Grillo.
A prescindere da questa curiosità mi capita sempre più spesso sui social network, di imbattermi in foto che rappresentano il cielo e le nuvole le quali mi rimandano personalmente a due tipi di esperienze: “Le nuvole” di De Andrè (1990) e “Gli equivalenti” di Alfred Stieglitz.
Trattando questo blog di fotografia devo purtroppo accantonare il mitico Faber per concentrarmi esclusivamente sul grande fotografo americano.
Stieglitz (1864 – 1946) che inizia il suo percorso artistico come fotografo “pittorialista” è una figura di spicco per la cultura americana perché grazie alle sue numerose attività ha rappresentato il  punto d’unione tra gli artisti del nuovo continente e quelli europei all’inizio del XX secolo.
Nel 1902 fonda il gruppo “Photo-Secession”, nel 1903 fonda e dirige “Camera Work” e nel 1905 apre a New York la “Gallery 291” dove ospiterà per la prima volta negli USA artisti del calibro di Cézanne, Matisse e Picasso.
Per tutta la sua vita Stieglitz continuerà in questa sua attività di gallerista aprendo altri spazi come la “Intimate Gallery” nel 1925 e la “An American Place” nel 1929 e parallelamente continuerà la sua ricerca fotografica andando lui stesso per primo oltre il concetto di pittorialismo in fotografia.
A partire dal 1922 fino agli anni ’30 Stieglitz fotografa le nuvole in una serie che sarà intitolata “the equivalent” in quanto l’autore associa il trasformarsi vertiginoso delle nuvole nel cielo ai suoi stati d’animo.
Le nubi come specchio dell'anima che riflettono le sue esperienze più intime, i suoi pensieri e le sue emozioni, come una mappa del suo paesaggio interiore.

sabato 15 giugno 2013

#011 - Wim Wenders


Locandina mostra 2006


Durante questi giorni di riposo forzato, come spesso succede quando si è convalescenti, mi sono messo a rovistare tra le mie cose più care (libri, fotografie, film, etc.) al fine di trovare qualcosa che mi facesse passare piacevolmente il tempo, nonostante gli acciacchi passeggeri.
È stato così che tra le giornate di ieri e oggi mi sono rivisto, con mia grande soddisfazione, due bellissimi film di Wim Wenders, “Lisbon Story” del 1995 e “Il cielo sopra Berlino” del 1987.
Incuriosito sono andato a vedere in giro sul web e ho letto tra le altre cose che Wim Wenders, nato a Düsseldorf nel 1945, sarebbe (solo) un regista, sceneggiatore, produttore e critico cinematografico, scrittore e fotografo tedesco.
Personalmente aggiungerei anche la parola “genio”.
La cosa assolutamente interessante per questo blog e che trasuda dai film di Wim Wenders è il legame evidente che il regista ha con la fotografia, che non è solamente riconducibile alla magnifiche inquadrature di scena ma a qualcosa di più, un modo di essere e di vedere il mondo e le cose.
È noto infatti che Wim Wenders viaggia sempre in compagnia della sua inseparabile macchina fotografica al fine di poter ritrarre i paesaggi che lo colpiscono durante le proprie esperienze personali e lavorative.
E tutto questo emerge anche dal magnifico libro che ho qui tra le mie mani, acquistato qualche mese fa, dal titolo Wim Wenders Immagini del Pianeta Terra con testi di Peter-Klaus Schuster, Nicole Hartje e Wim Wenders (128 pagine, 24 panoramiche e 32 tavole a colori) Contrasto, 2005.
ISBN 88-6965-000-6.
Per chi vuole saperne di più si consiglia di leggere l’intervista di cui al link qui sotto:

sabato 8 giugno 2013

#010 - Instant900


© fotografia di Maurizio Leoni


8 - 16 giugno 2013
Palazzo del Monte di Pietà – Corso Garibaldi, 37 Forlì

Oggi sono stato a Forlì per vedere la mostra del Gruppo Polaser che mi vede protagonista insieme ad Andrea Drei, Massimiliano Vassura, Marco Ancarani, Carla Ponti, Fabrizio Giulietti, Renzo Magri, Cristina Paglionico, Pino Valgimigli, Katia Brigiari, Rodolfo Tagliaferro, Fabio Del Ghianda, Emanuele Luigi De Angelis, Federica Galli, Francesca Piro, Barry Bassi, Claudio Bocchini, Maria Vodarich, Max Vaccaro ed Elena Gianessi.
Approfitto di questo post per fare i complimenti a tutti gli autori per le bellissime opere e a tutti coloro che hanno pensato e realizzato l’allestimento.
Tutto molto bello e se passate da Forlì non mancate di farci un salto.
Grazie a tutti.

sabato 1 giugno 2013

#009 - Instant 900

8 - 16 giugno 2013
Palazzo del Monte di Pietà – Corso Garibaldi, 37 Forlì

Testo di presentazione a cura del Gruppo Polaser
Nell’ambito degli eventi collaterali alla mostra "Novecento. Arte e vita in Italia tra le due guerre" il progetto del Gruppo Polaser, in collaborazione con Stabile 5 Laboratorio per l’architettura, intende rivisitare alcuni monumenti, luoghi, opere d’arte realizzati tra la fine degli anni Venti e l’inizio dei Quaranta a Forlì, in alcuni centri della Romagna e città italiane.
Una rivisitazione attuata attraverso il filtro della fotografia istantanea, strumento primo dell’espressione degli artisti del Gruppo, sperimentando un percorso di ricerca che, sulla scia delle numerose iniziative incentrate sulla letteratura, sulla pittura e sul teatro, in questa occasione si concentra sullo scambio linguistico tra fotografia e architettura. Proprio la ricerca e la sperimentazione di nuove possibilità espressive nelle molteplici forme dell’arte accomuna Polaser e l’associazione Stabile 5, particolarmente attenta tanto alla conoscenza, divulgazione e promozione dell’architettura del XX secolo realizzata nel territorio romagnolo quanto alla contaminazione tra le diverse discipline artistiche.
Non vi è dubbio che la relazione tra architettura e fotografia sia strettissima, oltre che evidentemente tipica del Novecento con l’uso dell’immagine come icona della modernità, viepiù se si pensa al ruolo fondamentale di cui sono investite entrambe le forme d’arte dal regime fascista. La ricerca nell’ambito della rappresentazione fotografica nel periodo tra le due guerre è infatti accompagnata da una grande attenzione nei confronti della ricerca architettonica. All’interno di una situazione politica che vede affidare anche all’architettura il compito di promuovere i contenuti politici di un messaggio di rinnovamento dello stato culturale, la fotografia d’architettura interviene a sua volta in maniera diretta nella politica di propaganda a servizio del regime. Il linguaggio adottato, tutt’altro che univoco sia nelle esperienze architettoniche sia in quelle legate alla fotografia, vengono così a costituire un quadro piuttosto ampio e disomogeneo al cui interno tuttavia sono alcuni punti comuni offerti dal modo di leggere e interpretare il nuovo che avanza, come dal diffuso sentimento di partecipazione alla costruzione di una nuova coscienza politica, culturale e artistica o dalla forte tensione alla sperimentazione. In questi anni per esempio anche la fotografia italiana propone le sue prime sperimentazioni di fotomontaggio, ritenuto uno dei massimi strumenti di appropriazione soggettiva della fotografia, questo nuovo mezzo ha avuto un ruolo specifico soprattutto nelle creazioni architettoniche legate alla comunicazione non permanente.
Con Instant 900 ci si propone di sondare nuovamente questa strettissima relazione, la “materia”, viva e manipolabile, che caratterizza la fotografia istantanea è contaminata dalla materialità dell’architettura, l’esperienza unica e conclusa dello scatto si fonde con l’unicità dell’opera architettonica. In tal senso la fotografia, non solo è contaminata, ma è “aumentata” da un’altra forma di espressione artistica, esaltando ancora di più il rapporto “materiale” tra immagine e fotografo.
Dalla “Città del Duce” a Cesenatico a Terni, sono state individuate un numero limitato di opere, conosciute e non, ritenute rappresentative di quelle linee di tendenza artistiche che si confrontarono, si giustapposero e si susseguirono all’ombra del regime o che, a volte, si prestarono a celebrare l’ideologia e i miti proposti dal Fascismo. Tra queste, oltre al celeberrimo monumento a Icaro o alla colonia AGIP di Giuseppe Vaccaro, anche opere forse meno conosciute e certamente sorprendenti per scelta linguistica e collocazione.
Da un lato proponendo un breve ma efficace percorso critico all’interno dei diversi momenti che hanno caratterizzato il Ventennio in un ambito territoriale per molti aspetti periferico, ma di enorme rilevanza per alimentare il mito del Duce, dall’altro proponendo una rilettura di questo insieme di opere che offra uno sguardo a noi contemporaneo delle stesse, attraverso l’interpretazione e l’espressione artistica del Gruppo Polaser.
I “mosaici” fotografici esposti, insieme alla installazione in ghiaccio contenente una serie di Polaroid “a perdere” delle stesse architetture selezionate, consente alle opere degli artisti Polaser di colloquiare, sia pure in parallelo, con quanto esposto alla mostra "Novecento. Arte e vita in Italia tra le due guerre", offrendo ai visitatori una ulteriore riflessione, o quanto meno uno sguardo “diverso” sull’architettura locale, e non, del Ventennio tra i principali temi indagati dalla grande mostra forlivese.

Gli autori presenti: Andrea Drei, Massimiliano Vassura, Marco Ancarani, Carla Ponti, Fabrizio Giulietti, Renzo Magri, Cristina Paglionico, Pino Valgimigli, Katia Brigiari, Rodolfo Tagliaferro, Fabio Del Ghianda, Emanuele Luigi De Angelis, Federica Galli, Francesca Piro, Barry Bassi, Claudio Bocchini, Maria Vodarich, Max Vaccaro, Elena Gianessi e Maurizio Leoni.