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Una volta scrissi “Mi piace pensare di essere un esploratore alla scoperta di terre lontane e invece sono solo un piccolo viaggiatore alla ricerca di se stesso”.
Era il 2015, Damiano aveva appena 6 anni, quando coraggiosamente pubblicai, con la complicità della casa editrice Edizioni Era Nuova, un piccolo libro dal sapore autobiografico, dedicato a lui e al miracolo di diventare padre all'età di 45 anni.
Ne beneficiarono amici e parenti, che ancora ringrazio, i quali accorsero in massa alle varie presentazioni che si susseguirono in giro per il territorio.
Di “Umbria Terra Natìa” si disse fosse un diario di viaggio (un taccuino) con un po' di piccole fotografie in bianco e nero, frutto delle mie esplorazioni nel “mondo davanti alla mia porta”... tanto per fare una citazione colta.
La fonte ispiratrice fu infatti, con tutto il rispetto e le dovute distanze, il celeberrimo “Un Paese” di Paul Strand e Cesare Zavattini pubblicato nel 1955 e divenuto una pietra miliare nell’editoria fotografica e non solo.
Questa mia esperienza sconsiderata di mettere insieme scrittura e fotografia (non sono uno scrittore, non ci vuole molto a capirlo e nemmeno un fotografo di grido) fu incorniciata dalla magnifica presentazione di Cecilia Bruschi, dalla postfazioni dei miei più cari amici (Foscolo, Simone, Vinicio, Vincenzo e Marcello), dal delizioso lavoro grafico di Giuseppe De Francesca e dal patrocinio di Istanti – Fotografia e Cultura.
Ora, 10 anni dopo, dopo qualche anno in Accademia a frequentare il Corso di Pittura (esperienza troncata dopo anni dal Covid) e dopo una breve e accorata esperienza politica, riprendo armi e bagagli e torno a viaggiare facendomi forza con le mie fragilità.
Di “Umbria Terra Natìa” si disse fosse un diario di viaggio (un taccuino) con un po' di piccole fotografie in bianco e nero, frutto delle mie esplorazioni nel “mondo davanti alla mia porta”... tanto per fare una citazione colta.
La fonte ispiratrice fu infatti, con tutto il rispetto e le dovute distanze, il celeberrimo “Un Paese” di Paul Strand e Cesare Zavattini pubblicato nel 1955 e divenuto una pietra miliare nell’editoria fotografica e non solo.
Questa mia esperienza sconsiderata di mettere insieme scrittura e fotografia (non sono uno scrittore, non ci vuole molto a capirlo e nemmeno un fotografo di grido) fu incorniciata dalla magnifica presentazione di Cecilia Bruschi, dalla postfazioni dei miei più cari amici (Foscolo, Simone, Vinicio, Vincenzo e Marcello), dal delizioso lavoro grafico di Giuseppe De Francesca e dal patrocinio di Istanti – Fotografia e Cultura.
Ora, 10 anni dopo, dopo qualche anno in Accademia a frequentare il Corso di Pittura (esperienza troncata dopo anni dal Covid) e dopo una breve e accorata esperienza politica, riprendo armi e bagagli e torno a viaggiare facendomi forza con le mie fragilità.
Torno a cercare me stesso!
Ma dove?
Ma dove?
Se il viaggio è nella testa, il mio sarà nel mio archivio personale di migliaia e migliaia fotografie raccolte in 40 anni di attività di fotografo della domenica.
Un viaggio a ritroso a partire dalle pellicole e dalle diapositive dei vecchi tempi fino alle più recenti immagini digitali.
Se non adesso che ho quasi 62 anni, allora quando?
L’occasione è ghiotta, il tempo è poco e la vecchiaia incombe… vediamo cosa riuscirò a produrre.
Se qualcuno nutre qualche interesse per questo mio ennesimo viaggio sarà mia premura tenervi informati.
Grazie dell’attenzione.. Bau!
Un viaggio a ritroso a partire dalle pellicole e dalle diapositive dei vecchi tempi fino alle più recenti immagini digitali.
Se non adesso che ho quasi 62 anni, allora quando?
L’occasione è ghiotta, il tempo è poco e la vecchiaia incombe… vediamo cosa riuscirò a produrre.
Se qualcuno nutre qualche interesse per questo mio ennesimo viaggio sarà mia premura tenervi informati.
Grazie dell’attenzione.. Bau!
PS Godetevi questo breve video con mio figlio protagonista.